I morsi dello sport Dall'hockey al golf

Adesso non stiamo qui a farne una tragedia. Succede. Fare sport all'aperto d'altronde è la prima raccomandazione del dottore: movimento en plein air, mi raccomando, e si diverta, via quella troncia, su su, allegro.
Poi uno crede di allungarsi la vita e invece peggiora la situazione. C'è poco da scherzarci, il povero Karl Berry c'ha lasciato la pelle e adesso il mondo dell'hockey prato è incredulo per la sua stupida dipartita. Karl, 26 anni, australiano e hockeista, si stava allenando quando si è imbattuto in un serpente pronto a sbarrargli la strada. Karl non ci ha pensato due volte e munito di bastone, l'attrezzo preferito, gli ha tirato un paio di mazzate mettendolo in fuga, senza rendersi conto di essere stato morso. Pensando che il rettile fosse solo uno stupido rettile, Karl ha continuato ad allenarsi aumentando così la velocità di espansione del veleno nel suo corpo, perchè quel rettile aveva il morso letale. Quando si è accasciato era ormai in fin di vita, ai soccorritori ha raccontato che quello gli sembrava solo uno stupido rettile.
Adesso non gettiamo tutte le croci addosso a loro, fin dalle più antiche incisioni rupestri sappiamo che l'uomo ha sempre giocato con gli animali, si gioca e si fa sport assieme, come sul green di Avondale in Louisiana dove peraltro c'è uno splendido corso d'acqua abitato.
Proprio ieri era in programma il primo round del Pga Zurich Classic di golf e probabilmente anche Tripod era curioso di capirci qualcosa. Tripod è l'alligatore che abita il corso d'acqua, lo hanno chiamato così perchè ha avuto un brutto incidente e ha perso una gamba. Con la sua andatura ancora più sinistra a causa della menomazione è uscito dallo specchio e si è presentato sul percorso fra svenimenti, mazze che volavano e caddies in fuga. Un vecchio socio ha spiegato che il problema non era tanto l'alligatore in sè quanto l'eventualità che la pallina si fermasse sul suo muso, posizione dalla quale sarebbe stato difficile sferrare il colpo successivo.
Però non facciamo neanche gli ipocriti con la storia del cane miglior amico dell'uomo, qualcuno ci ha ricordato che non gli risulta di aver mai castrato un amico, e noi non siamo molto meglio di loro. Prendete l'uruguaiano Luis Suarez, quello che ha infilato gli incisivi nel braccio di Ivanovic del Chelsea. E stavano giocando a pallone in assenza totale di animali, neppure di una schifosa blatta americana o un maestoso ghepardo nei paraggi, per intenderci. C'è il precedente di Tyson, per carità, ma lì qualcuno aveva pensato che l'unica via d'uscita fosse la seminfermità, qui invece a Suarez non sono rimasti pezzettini di avambraccio fra le gengive e ha avuto la prontezza di chiedere subito scusa, azione meritoria che gli ha fruttato grande notorietà. Si è preso dieci giornate di squalifica, e non ha nemmeno fatto ricorso, anche perchè si è preso una bacchettata persino dal premier Cameron: «Un esempio spaventoso». Niente però davanti alla possibilità di diventare testimonial del dentifricio Orbit o il nuovo volto di Burger King. I bookie londinesi lo quotano: a 200 è offerta la pubblicità per KFC, catena internazionale specializzata nel pollo fritto.
Nessuno invece è andato a cercare quello stupido rettile che ha morso Karl.

Due pesi e due misure, come al solito il mondo gira a due velocità. E sappiamo fare di peggio: in piena Damasco un giocatore è rimasto ucciso da un colpo di mortaio mentre si stava allenando nel centro di Al Wathba. Era anche lui all'aperto, diciamolo al nostro dottore.

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