Pur senza partite, che in un anno schiacciato come questo è quasi un inedito, quella dell'Inter è stata una settimana molto intensa. Colpa della sconfitta di Bologna e di tutte le chiacchiere che l'hanno accompagnata. Ha cominciato capitan Lautaro, ancora negli spogliatoi dopo la partita («dobbiamo migliorare tutti: io, i giocatori, l'allenatore»), ha proseguito Marotta («così non va bene: i giocatori e l'allenatore devono trovare la soluzione»), ha insolitamente partecipato al dibattito anche il vice presidente Zanetti, con un intervento in qualche modo opposto al pensiero del dg («tutti dobbiamo dare di più, non solo l'allenatore: anche noi come società»), un tira e molla dialettico per spiegare la settima sconfitta del campionato.
Alla vigilia, la parola fine la mette Inzaghi, anche se al microfono felpato del club. «È vero, in campionato si poteva fare meglio, ma non bisogna dimenticare cosa abbiamo fatto in questi 18 mesi», è il suo solito ritornello, anche se poi c'è sempre chi invece guarda a cosa invece non è stato fatto negli stessi 18 mesi, cioè ai 2 scudetti persi, e allora il piatto piange e il bilancio resta sempre negativo. A San Siro arriva il Lecce, che in trasferta ha già vinto 4 volte, l'ultima a Bergamo 15 giorni fa, e a inizio stagione aveva addirittura pareggiato a Napoli. Un avversario quindi da non sottostimare visti i recenti precedenti dell'Inter contro le piccole (solo 2 punti su 12 contro Monza, Empoli, Samp e Bologna).
Perché altrimenti, di tante chiacchiere cosa rimarrebbe? Anche oggi niente Skriniar e Dimarco, già infortunati a Bologna. Dovrebbe riposare Mkhitaryan, con Brozovic confermato capitano e pilota, nonostante non sembri più intoccabile e si ipotizzi facilmente per lui un futuro lontano da Milano.
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