Inter, i numeri sballati e il digiuno di Lautaro non sono da rincorsa

A secco con le big e dopo la sosta c'è il Napoli Inizio di 2022 duro, bisogna recuperare ora

Inter, i numeri sballati e il digiuno di Lautaro non sono da rincorsa

Contano i numeri e, per il momento, l'Inter è in passivo nonostante le ola di esaltazione per un derby che poteva vincere ed ha fatto di tutto per non vincere. Un rigore sbagliato (finora ne ha avuti 5 a favore), conclusioni buttate, l'eterno dilemma sul killer instinct che manca al momento decisivo, la maledizione del gol per Lautaro e quella, più preoccupante, dell'incapacità di battere le rivali dirette: qui valgono i fatti più delle opinioni. Chiamatele emozioni, spettacolo, ma sarà quello che desidera il popolo nerazzurro? Non è la prima divagazione negativa che capita all'Inter di quest'anno e il tanto dovrebbe indurre al dubbio più che all'esaltazione. Ancora una volta la squadra ha dimostrato di essere campione d'Italia non solo per lo scudetto sul petto, ma pure per qualità e profondità della rosa. Poi non sempre, appunto come domenica, i panchinari rispondono alla chiamata sfoderando il meglio del repertorio.

Ci sono anche le belle sorprese: il tifo storceva il naso su Calhanoglu e lui ha ribattuto con orgoglio e qualità, a San Siro pareva il più assatanato. Gli altri forse hanno ancora un po' di pancia piena. Eppure, nel derby, l'Inter ha fatto sentire il peso di una diversità. Senza dover rimpiangere Lukaku o Hakimi. Piuttosto Eriksen che aveva la qualità per un calcio diverso. Se ne accorse perfino Conte. Ora voce di popolo chiama Insigne ma, in tal senso, va ascoltato Marotta. Ieri ha concesso due certezze: nessun rinforzo sul mercato. «Il futuro sarà certamente con Suning, con un modello di sostenibilità interna. L'obbiettivo non è dispensare illusioni, ma garantire l'ambizione del club». Già, ormai si è capito come sono fatti i padroni cinesi: quel che vale oggi, domani chissà... Continuano le voci su Pif. Al di là di tutto, l'obiettivo per un club di tradizione è vincere, scudetto o coppe, il resto sono parole. Però l'Inter dovrebbe darsi una mossa, cominciare la rincorsa: magari a partire dalla prossima partita con il Napoli, regina della saracinesca difensiva (4 gol subiti) che propone tre obbiettivi: battere un avversario diretto, diminuire il distacco, vincere dopo la sosta come non è accaduto finora. E non sarà facile visto che 14 giocatori saranno in giro con le nazionali. Lautaro e Correa magari riscatteranno un po' di astinenza da gol nel derby con l'Uruguay di Vecino.

A proposito di attaccanti: i numeri da regina del gol garantiscono, ma 10 reti su 29 sono scaturite in due partite (Genoa e Bologna). Lautaro sbaglia rigori e non segna da un mese, Dzeko ha perso qualcosa del tocco magico iniziale, le punte di riserva dispensano illusioni, detto in Marotta style, più che garantire reti. E l'Inter troppo spesso perde il vantaggio iniziale: Lazio, Juve, Milan. Aggiungiamo il rigore sbagliato da Dimarco nel finale con l'Atalanta.

Quanti punti dispersi! Meglio riconsiderare la situazione: da qui a fine andata la squadra non potrà più perdere colpi. Restano da affrontare Napoli e Roma, fra le grandi. Poi, da metà gennaio a fine febbraio, l'ultima resa dei conti con Lazio, Atalanta, Milan, Napoli. E serviranno meno ole e più gol.

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