Inter, partenza con il brivido ma ci pensa sempre Lautaro

In Europa nerazzurri subito sotto e rischiano tanto. Bocciato il turnover pesante di Inzaghi che si salva solo con i cambi

Inter, partenza con il brivido ma ci pensa sempre Lautaro
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Lautaro, e chi sennò? Un guizzo del capitano, l'unico della sua intera partita, salva l'Inter a una manciata di minuti dalla prima sconfitta di stagione. E ci sarebbe stato ben poco da recriminare. Inzaghi cambia troppo il canovaccio conosciuto, e questa è la lettura più semplice per interpretare le difficoltà dell'Inter, ma soprattutto lo fa contro un avversario che non sbaglia partita come il Milan, sfrutta i suoi punti deboli, che ci sono, gioca veloce, compatto, aggressivo, almeno finché le forze lo sorreggono.

L'avvio che non t'aspetti, o forse sì, in questo stadio che è la bolgia annunciata. Di certo non se l'aspettava Inzaghi, preso letteralmente a pallonate nel primissimo scorcio di partita: un palo di Barrenetxea, il gol di Mendez, pressione altissima, ritmo folle dei baschi che schiacciano l'Inter, in campo con l'improbabile divisa arancione da stradini, nell'area di Sommer.

A proposito: il gol subìto è un regalo di Bastoni, ma non è giusto negare la complicità del portiere svizzero, uno che con i piedi, in poche partite ha già fatto vedere di non essere Onana, ma neppure Handanovic. Qui, almeno mostra ottime qualità con le mani, visto che in campionato nessuno ha praticamente ancora tirato contro la sua porta. Decisiva la respinta a terra sull'incursione del temutissimo Kubo, poco prima dell'intervallo, e più ancora la doppia parata in un minuto in avvio di ripresa, prima sulla punizione di Mendez, poi sul colpo di testa ravvicinato di Oyarzabal, tutte occasioni che avrebbero potuto chiudere in anticipo la notte dell'Inter.

L'avvio di secondo tempo in netta salsa basca, sostanziale fotocopia del primo a eccezione del gol, spinge Inzaghi ad accelerare i cambi. Fuori prima degli altri Bastoni (dentro Dimarco che va in difesa), con i flop di serata, Arnautovic (dentro Thuram) e Asllani (per Frattesi). Mkhitaryan diventa così il pilota davanti alla difesa. L'ipotesi che sembrava migliore già alla vigilia, ma evidentemente il tecnico ha preferito dare spazio al giovane ex Empoli, acquistato un'estate fa per 14 milioni, che finora nell'Inter mai ha dimostrato di valere. Ripreso più volte in campo dai compagni, che spesso lo ignorano negandogli il pallone e preferendo il lancio lungo. Non utilizzarlo, era una delle colpe che venivano rimproverate l'anno scorso a Inzaghi, che adesso per un po' sarà libero di non farlo giocare.

Il Var sana l'errore dell'arbitro Oliver, poco oltre metà ripresa e consente all'Inter di giocarsela fino in fondo: dalle immagini tv è chiaro che Barella non commette alcun fallo per liberarsi di Mendez che lo blocca da terra. Un'altra mano agli arancioni arriva dalla traversa, che poco dopo respinge il colpo di testa di Merino, a Sommer stavolta battuto.

Va dentro Sanchez (dietro le punte, con Barella-Frattesi mediani) ed è proprio lui a dare il là al contropiede che manda in gol Thuram, cancellato all'istante per fuorigioco, senza bisogno del Var. Poi si sveglia Lautaro, bravissimo col sinistro sul diagonale fortunato di Frattesi. Ed è il pareggio, stavolta buono.

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