James Rodriguez l'artista bomber da 40 milioni di euro

Testa di serie al Mondiale, posizione numero 8 nel ranking Fifa, eppure assente dalla coppa del mondo da Francia '98. La Colombia è un paese pieno di contraddizioni, che si riflettono sulla nazionale. Tanto talento, spesso gettato via. Come a Italia '90, dove tra capelloni (Carlos Valderrama), funamboli (l'eccentrico portiere Renè Higuita) e attaccanti innamorati di pornostar e pistole (Faustino Asprilla), c'era una signora squadra che però spesso si dimenticava di giocare. Una Colombia, a cui in patria venne addirittura dedicata una soap, intitolata La Seleccion, che oggi non c'è più. O meglio, di cui manca la componente folcloristica, come suggerito dall'ex interista Ivan Ramiro Cordoba. «Rispetto alla nostra generazione, quella attuale è più forte, ha più esperienza, perché molti dei prospetti migliori sono andati via presto e sono più professionisti».
In Italia la conosciamo bene la nuova generazione colombiana: Cuadrado, Ibarbo, Zuniga, Armero, Quintero, più i veterani Zapata e Yepes. Ma a questo elenco avrebbe potuto aggiungersi anche James Rodriguez, il ragazzino da 40 milioni di euro, strappato la scorsa estate dal Monaco al Porto. Centrocampista totale dalla tecnica sopraffina, Rodriguez è la fonte di gioco della squadra di Josè Pekerman. E, assieme a Messi, è stato l'unico a segnare in tutte e tre le partite del girone. E la Fifa lo ha eletto miglior giocatore della prima fase.
Cosa c'entra l'Italia? Nel 2010, quando militava nel Banfield e diventava il più giovane marcatore di sempre del campionato argentino, sembrava cosa fatta il suo passaggio all'Udinese. Poi le trattative si arenarono e nell'affare si inserì la Juventus, ma la dirigenza bianconera ritenne eccessiva la richiesta di 3 milioni di euro per il 50% del cartellino. Risultato? Rodriguez aspetta qualche mese e firma per il Porto, dove in tre stagioni vince 3 campionati e un'Europa League ed entra in pianta stabile nel giro della nazionale maggiore.

Nemmeno l'ultima stagione in chiaroscuro nel Monaco (Ranieri lamenta la sua scarsa continuità e lo manda in panchina) ha messo a repentaglio il suo posto nell'undici dei Cafeteros, pronti a scrivere la storia anche senza Radamel Falcao. C'era una volta la Colombia genio e sregolatezza; adesso è rimasto solo il primo.

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