La Juve cambia faccia. E Allegri non fa Conte

A Verona con il Chievo rischio trappole per i campioni d'Italia. Per la Roma supersfida con la Fiorentina

La Juve cambia faccia. E Allegri non fa Conte

L'espressione spesso truce con cui Conte presentava gli impegni di campionato e Champions è un ricordo: Allegri sorride, usa un tono di voce quasi entusiasta, si gode il momento e addirittura comunica i convocati all'ora di pranzo condendo il tutto con qualche indicazione sugli undici che scenderanno in campo. Rivoluzione al profumo di caciucco, ecco: «Antonio ha lasciato in dote la cultura del lavoro, le regole e la disciplina - ha spiegato -. Io ho una filosofia differente: non che una sia giusta e l'altra sbagliata ma, partendo dal presupposto che entrambi si vuole vincere, siamo due allenatori completamente diversi. Non è importante essere autoritari, semmai è fondamentale essere autorevoli: ho lavorato con allenatori che, senza alzare la voce, si facevamo capire eccome».

Si parte da qui, insomma. Con la Juventus che volta pagina nei modi ma non nella sostanza, anche perché l'obiettivo non può essere altro che puntare al massimo in Italia come in Europa: «Vedremo più avanti dove saremo stati bravi ad arrivare. Quello che la Juve ha fatto negli ultimi tre anni rimarrà nella storia, ma inizia una nuova stagione e non abbiamo crediti verso nessuno». Testa bassa e pedalare fin da oggi, al Bentegodi contro il Chievo: senza gli infortunati Barzagli, Pirlo e Morata, con Chiellini appiedato dalla squalifica e Llorente (più Giovinco) in panchina ma debilitati dall'influenza. La tradizione di Allegri vede le sue squadre partire lentamente: nelle ultime sei stagioni ha vinto in una sola occasione (Milan-Lecce 4-0 nel 2010, scudetto alla fine), viaggiando con una media punti di 0,93 nelle prime cinque giornate. «Coincidenze - ha spiegato - ma è chiaro che dobbiamo partire bene anche per lavorare con la testa sgombra durante la sosta». Nei suoi tre esordi in campionato con la Juve, Conte ha peraltro sempre vinto ed è inutile negare che un risultato negativo oggi alzerebbe un discreto polverone: «È stata una settimana difficile, ma forse ci voleva per farci drizzare le orecchie. Dobbiamo dimostrare il nostro valore sul campo e lavorare per vincere: l'unica cosa che conta».

La citazione bonipertiana pare spontanea, poi parola al campo. Ci sarà Vidal, tolto per l'ennesima volta dal mercato («É fondamentale, sarà titolare subito e rimarrà con noi»), Marchisio svolgerà i compiti di Pirlo davanti a una difesa che dovrebbe tornare a essere a tre con Evra spostato sulla linea dei centrocampisti e il baby Coman a far coppia con Tevez. «Siamo pronti per partire, sapendo che il debutto non è mai facile. Più andremo avanti e più le cose miglioreranno. Intanto, più che con il fisico, dovremo rimanere con la testa nei 95' del match».

Avversaria numero uno, nella sfida tricolore, la Roma «ma credo che anche l'Inter possa competere e che il Napoli non abbia certo ridimensionato le ambizioni. Fiorentina, Milan e Lazio andranno tenute d'occhio». Il tricolore sul petto, però, ce l'ha ancora la Juve.

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