Juve, club a due velocità E Pirlo paga il prezzo tra errori, buchi e rebus

La parte manageriale ha la visione di Agnelli. Quella sportiva manca di figure di carattere

Juve, club a due velocità E Pirlo paga il prezzo tra errori, buchi e rebus

Non si può ancora dire che cosa potrà diventare la Juventus di Pirlo, domani, ma si può riflettere su che cosa sia la Juventus di Pirlo, oggi: troppe idee e confuse, quasi che l'allenatore, oltre a non avere mai sperimentato il mestiere, non conosca le caratteristiche dei calciatori a disposizione. Se è vero che il club sta cambiando la propria struttura, con le uscite dell'amministratore delegato, del responsabile finanziario, del capo dell'ufficio legale oltre al rinnovo dello staff medico e l'arrivo del nuovo preparatore atletico, c'è la strana sensazione che la società viaggi a due velocità: quella manageriale imprenditoriale con la visione e la competenza del presidente e quella tecnica sportiva alla quale mancano le figure di personalità, di carattere e di competenza che sappiano supplire alle difficoltà di allenatore e squadra.

È chiaro che nove scudetti consecutivi, oltre agli altri risultati ottenuti, non possono mettere in discussione l'operato del club ma negli ultimi tempi questa solidità è sembrata venir meno, portando al licenziamento imprevisto di due allenatori scudettati e all'assunzione di un tecnico assolutamente privo di curriculum. La tesi a difesa sostiene che anche Picchi e Trapattoni vennero ingaggiati pur privi di esperienza vera ma è facile contrastare tale considerazione ricordando che, in entrambi i casi, i due allenatori godevano della protezione tecnica, politica, caratteriale di Boniperti e Allodi per l'ex capitano dell'Inter la cui avventura si concluse in modo tragico alla vigilia della finale di coppa delle Fiere contro il Leeds, persa dalla Juventus dopo due pareggi e per la regola dei gol realizzati fuori casa.

L'avvento di Vycpalek fu anche quello tutelato dalla perizia di Boniperti che si confermò con la scelta di Trapattoni. Nessuna nostalgia del vecchio regime ma la storia bianconera conferma che all'interno del club la sinergia tra dirigenza e gruppo squadra deve realizzarsi non per tifo e amicizia ma per progetto aziendale. Pirlo paga questo prezzo, la squadra è male assortita in mezzo al campo, giocando a due perde valori che avrebbe con una formula a tre, Rabiot, in tale senso, è sprecato e negativo nella prima soluzione e sarebbe più utile in uno schema con altri due centrocampisti. Poi c'è da chiarire che cosa si voglia fare di Chiesa, impiegato nella zona di Cristiano Ronaldo, così come, dalla parte opposta Kulusevski che sta capendo che cosa significhi indossare quella maglietta più pesante di quella del Parma.

Esiste poi il problema Dybala, un gioiellino che ritiene di essere una pietra preziosa. Il calcio di punizione tirato, con indolenza, addosso a un difensore del Barcellona all'ultimo secondo della partita è stata la fotografia non di una serata acida ma di una sconfitta professionale nei confronti del suo maestro Messi. Dybala esige 15 milioni? Per arrivare a quella cifra dovrebbe fare la differenza, cosa che avviene limitatamente ad alcune esibizioni.

Infine la terza linea, là dove si attendono i rientri di De Ligt e Alex Sandro per dare significato a una difesa che è un outlet

e non più un negozio di lusso come ai tempi del trio Barzagli Bonucci Chiellini. Ovviamente contro lo Spezia si vedrà un'altra Juventus. Si dice così per mettere la palla in calcio d'angolo. Mentre gli altri vanno in gol.

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