Juve e Inter rimandano la conquista dell'America

Conte: "Mi è piaciuta la coppia Tevez-Vucinic". Mazzarri: "Ho visto la squadra che voglio io"

Juve e Inter rimandano la conquista dell'America

Mettersi d'accordo, please. Juventus-Inter, finalina della Champions Cup andata in scena nel caldo umido di Miami e valevole niente meno che per il settimo-ottavo posto, era una roba seria oppure no? Come sempre, dipende dai punti di vista. Intanto, va detto che hanno vinto i nerazzurri 10-9 dopo i calci di rigore: 1-1 al 90' (gol di Alvarez su mezza papera di Buffon, che non controllava una conclusione di Guarin, e pareggio di Vidal dagli undici metri) e poi un'infinita serie di penalties con conclusione vincente di Carrizo, professione portiere. Per il resto, la fotografia migliore la regala forse Conte: «Quando il presidente mi chiederà di vincere la Guinness Cup, faremo una preparazione ad hoc: al momento stiamo pensando a campionato e Champions League».

Con tanti saluti al brand da esportare vincendo e quindi rimandando la conquista dell'America a tempi migliori. Detto questo, i campioni d'Italia hanno anche mostrato qualche timido passo avanti rispetto all'orrenda prestazione contro i Los Angeles Galaxy: «La coppia Tevez-Vucinic mi ha soddisfatto - prosegue Conte, che certo però non boccia Llorente -. Mi è piaciuto soprattutto l'atteggiamento di Vucinic, cresciuto molto in personalità». Per la serie: pungolato dall'arrivo dei due nuovi, il montenegrino potrebbe essersi dato quella sveglia che da anni gli viene chiesta in modo che i suoi straordinari mezzi tecnici possano risultare ancor più decisivi.

Quanto a Tevez, ha lui pure evidenziato qualche passo avanti e non c'è da dubitare che possa rivelarsi ingranaggio importante per il motore bianconero, smaltiti i carichi di lavoro e ritrovata la voglia di calcio che, stando alle parole rilasciate a Espn, aveva un po' smarrito: «Ho 29 anni e ho sempre detto che mi sarei ritirato a 28. Ho pensato davvero di mollare tutto dopo la lite con Mancini: ero stanco di fare quello che stavo facendo e in Inghilterra avevo ormai vinto tutto. Poi è arrivata l'offerta della Juventus e ho dovuto rispondere “sì” perché si tratta di una delle squadre più forti d'Europa. La Nazionale? Discorso chiuso». Meglio per la Signora in tutto e per tutto allora, visto che l'Apache non avrà distrazioni nell'anno che porta ai Mondiali. Quanto al resto, in attesa di (ri)lanciare Pogba, Conte dovrà recuperare soprattutto Pirlo, apparso ancora il fratello scarso dell'originale nonostante il palo colpito su punizione: prima del 18 - giorno della Supercoppa contro la Lazio - non c'è molto tempo e soprattutto ci sarà la Nazionale, ma bisognerà fare in modo che basti. «Io sono soddisfatto della trasferta in Usa - chiude il tecnico -. Se saremo tutti bravi a capire che quest'anno incontreremo grandi difficoltà, allora potremo toglierci ancora belle soddisfazioni. Partiamo però da un dato: nella mia carriera di calciatore ho giocato quattro finali europee consecutive, tre di Champions e una di Coppa Uefa, ma non ho mai vinto tre scudetti in fila. Il che rende l'idea dell'impresa che andremo cercando».

Dal canto suo pure Mazzarri, evitando accuratamente ogni polemica con Conte («non mi sono sentito coinvolto in alcune sue recenti dichiarazioni», con tanti saluti a Pinocchio), ha visto passi avanti: «Il gruppo ha ritrovato la cultura del lavoro e del sacrificio. Rispetto al ko contro il Valencia, abbiamo fatto un bel passo avanti: ho cominciato a vedere la squadra che voglio. Sono più soddisfatto di quanto mi aspettassi». Paiono gli atteggiamenti post elezioni politiche, in cui nessuno perde mai.

Comunque sia, i nerazzurri hanno in effetti mostrato maggior compattezza del solito: per fare strada però, nonostante un Palacio che pare perfetto (come Alvarez e Guarin) per le ripartenze che tanto piacciono al tecnico toscano, servirà un calcio più propositivo. Moratti e/o Thohir prendano nota.

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