La Juve senza casa e un Vlahovic "rovinato". Ma per Allegri tra un anno sarà da scudetto

I bianconeri perdono più punti all'Allianz Stadium che in trasferta Il serbo vittima del 10° attacco del torneo rischia il trono dei bomber

La Juve senza casa e un Vlahovic "rovinato". Ma per Allegri tra un anno sarà da scudetto

Continua la sfilata degli juventini in procura ma esiste una indagine parallela che è già sentenza: la Juventus non ha mai battuto una delle prime tre in classifica, la Juventus ha perso 18 punti nelle partite casalinghe e 16 in quelle in trasferta; la Juventus ha, come numero di gol, il decimo attacco della serie A; la Juventus con Cristiano Ronaldo e con Vlahovic non va oltre il quarto posto. L'analisi smaschera i limiti di gioco della squadra, conseguenti all'assenza di idee, di un disegno tattico definito e definitivo che ha trovato la migliore espressione nelle parole dell'allenatore: «Giocate la palla fino a che non trovate un buco». Le tesi del livornese sostengono che la squadra sarà pronta a giocarsi il titolo nel prossimo campionato, non spiega come, non spiega perché. Tenta di spiegare, invece, l'adattamento di Vlahovic che viene da un anno e mezzo di Fiorentina, come se si trattasse di un altro torneo, inferiore per la teoria allegriana, di un ambiente poco esigente, di una piazza comoda. Vlahovic rischia di bruciare il patrimonio accumulato con i viola, il titolo di cannoniere intossicato dal non gioco bianconero.

C'è una vicenda parallela che dovrebbe illustrare come si possano e si debbano affrontare situazioni critiche e di emergenza: il Barcellona, partito Lionel Messi, si era ritrovato, a fine ottobre, con un distacco colossale dal Real Madrid e prestazioni deludenti. La società decise di liquidare Koeman, di affidarsi a Xavi e di ricorrere, nel mercato invernale, all'acquisto di Aubameyang, Ferran Torres, Adama e Alves; la squadra con il nuovo allenatore, eliminata dalla Champions, dalla supercoppa di Spagna e fuori dalla coppa nella partita con il Bilbao, ottenne tre vittorie e tre pareggi prima della svolta, tredici partite utili (come la Juventus) ma il trionfo sul Real Madrid e il Siviglia, 33 gol realizzati e 10 incassati, secondo posto in classifica, la possibilità di vincere l'Europa league, totale: il cambio tecnico ha portato alla svolta.

La Juventus può pensare che i problemi siano limitati all'aspetto tecnico. Ci sono comportamenti che non appartengono alla storia del club, gli schiamazzi di Bonucci e Pinsoglio, a bordo campo contro l'Inter, sono da torneo di paese, la protesta di Allegri da nove settimane e mezzo, rientra in un repertorio teatrale che soddisfa gli stolti.

La Juventus non si può permettere questa soluzione e resta aggrappata al quarto posto. Con i debiti oltre misura e un futuro tutto da scrivere, seguendo le ultime parole dell'azionista Elkann: «Come abbiamo imparato, quando mancano i risultati, il cambiamento si rende necessario ed è per questo che abbiamo nominato un nuovo consiglio di amministrazione e i nuovi ad, direttore sportivo, allenatore e giocatori».

Sembra che lo sforzo non sia ancora sufficiente. Però c'è la semifinale di ritorno di coppa Italia con la Fiorentina, ci sono sette partite di campionato, l'ultima proprio a Firenze, per rinsaldare il trionfale quarto posto. È la nuova Juventus.

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