Raccontare il calcio contemporaneo non è impresa facile. Per vari motivi. Perché il calcio è diventato uno sport atletico, perché i personaggi del calcio sono star dell’industria dello spettacolo, perché il calcio è un evento televisivo e social planetario. Inoltre viviamo una fase storica, ormai purtroppo abbastanza lunga, nella quale l’Italia è la periferia dell’impero calcistico europeo. Il campionato di serie A 2020-2021 sarà ricordato più per il vuoto lunare degli stadi imposto dal coronavirus che per lo scudetto, certamente meritato, dell’Inter. Anche nella storia interista non si ha la sensazione di un tricolore epico come altri, ancorchè abbia costituito l’interruzione di un impressionante assolo della Juventus in testa alla classifica del massimo campionato (dal 2012 al 2020, 9 scudetti) e sia giunto con stipendi intermittenti ai giocatori. Nonostante questi fattori oggettivi il racconto del Carini offre diversi spunti d’interesse. Intanto dà occasione di capire come vede il calcio un giornalista nato nel 1988 e cresciuto professionalmente nel terzo millennio, quindi con i social e la rete globale già solide realtà. E che, da osservatore e da tifoso, guarda al percorso di un campione nato nel 1993 (quindi di 5 anni più giovane dell’autore), l’attaccante Romelu Lukaku. L’attaccante in un post su Twitter del 3 maggio 2021, dopo la vittoria dell’Inter sul Crotone e il pareggio dell’Atalanta a Sassuolo che consegna matematicamente ai nerazzurri il diciannovesimo scudetto della loro storia, si firma “King of Milano”, da cui il titolo del libro. E qui sta un dato antropologico degli atleti calciatori di oggi: quasi mai emerge un divertimento fine a se stesso nel giocare a pallone, un gusto estetico speculativo nel calciare, nel dribblare, nel crossare, eccetera.
C’è invece una fame angosciosa di vittorie e di trofei che quasi subito sovrasta quella fisica patita realmente da Lukaku durante la sua infanzia in Belgio, fase esistenziale colta con il giusto pathos e l’epica del caso dal Carini. Fame di vittorie che batte in un cuore da gigante buono. La scrittura di questo libro è televisiva. Tanto che implicitamente il lettore è stimolato a guardare i gol di Lukaku su internet man mano che vengono descritti dall’autore. Che in un certo senso porta il lettore più a vedere la storia dell’attaccante che a leggerla, senza che nulla si perda nella lettura, beninteso. Che anzi scorre piacevole tra aneddoti personali su Lukaku e contestualizzazioni storiche non così scontate in un autore nato alla fine degli anni Ottanta. Molte di queste notazioni seguono un interessante filone regio e monarchico, venato di quella nostalgia e di quella multiculturalità tipiche della storia del Belgio. Il libro segue con passione Lukaku: le discese e le risalite, le sconfitte e le vittorie, le luci e le ombre, il lavoro per migliorarsi, le otto lingue parlate. Un collage di momenti in campo, in allenamento, in partite ufficiali. Interessante anche la cesura del coronavirus che svuota gli stadi e inizialmente chiude in casa anche i calciatori.
Da gustare le righe dedicate dal Carini al derby di Coppa Italia del 26 gennaio 2021: quella sera alla Scala del calcio, lo stadio San Siro di Milano, sul finire del primo tempo irrompe nella modernità qualcosa di oscuro e inaspettato. Uno scontro antico, premoderno tra Lukaku e Ibrahimovic, di accuse al sangue e alla famiglia, di promesse cupe di un regolamento di conti definitivo. Resta l’unica reazione fuori dalle righe dell’attaccante belga, nell’occasione punto sul vivo del suo affetto più caro, la mamma. Quasi sembra di respirare l’aria della capitale dello Zaire ex Congo Kinshasa, 30 ottobre 1974, la rissa nella giungla, sul ring Muhammad Ali contro George Foreman per il titolo mondiale dei pesi massimi di pugilato. La folla, inebriata di tribale eccitazione, che inizia a gridare ‘Ali bomaye! Ali uccidilo!’. Ma per fortuna quella sera a San Siro non ci sono spettatori sulle tribune. Ma quello scontro oscuro tra il nerazzurro e il rossonero diventa il lampo infuocato di una stagione un po’ grigia, in generale. Mentre scriviamo non sappiamo cosa sarà l’Inter nella stagione 2021-2022. Né in campo né nei suoi assetti societari.
Né siamo in grado di dire se Romelu Lukaku consacrerà la sua carriera di attaccante con trofei internazionali che da 11 anni mancano in Italia, proprio dal Triplete dell’Inter di Mourinho. Ma certamente il belga potrà essere protagonista di documentari televisivi che raccontino la sua storia italiana. Un testo è già bell’e pronto: si tratta del libro di Carini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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