Tre punti per l'Europa. E per una notte il Milan con metà titolari fuori causa scavalca l'Atalanta in classifica. Superata alla grande la crisi isterica del dopo Juventus con le polemiche e le squalifiche successive. Successo meritato al cospetto di un Genoa che ha le pile scariche e che non riesce neanche a fare il solletico a Donnarumma. Un solo gol di scarto ecco l'unico deficit della serata, un gioiellino di Mati Fernandez nel primo tempo riscalda il cuore dei tifosi e anche di quegli scettici che guardano con evidente sfiducia alle vicende relative al closing con la Ses.
La serata del Milan nasce sotto una cattiva stella. A mandare di traverso il pomeriggio provvede Mino Raiola, l'agente di Donnarumma, che spedisce una fucilata alle spalle della società che sta trattando l'acquisto. Dice l'agente che di solito non ha peli sulla lingua: «Ci sono cinesi e cinesi. Quelli dell'Inter li conosco, hanno soldi e voglia di investire, quelli del Milan per ora fanno solo figure di m...». E per fortuna risparmia altre stoccate sul futuro di Donnarumma: «Ho promesso al Milan che non ne parlo». Merito di Adriano Galliani. Meno male. Poi, a partita appena cominciata, succede che Bertolacci, oscar della sfortuna, al secondo minuto si procura l'ennesimo insulto muscolare (quadricipite) che costringe Montella al primo cambio (Locatelli). Appena tornato dopo un lungo infortunio è già ferito e sconsolato: fa tenerezza vederlo in panchina quasi in lacrime. Tutto il piano predisposto dalla panchina finisce in infermeria e tocca a Locatelli, reduce dall'influenza, presidiare la zona cruciale del centrocampo. I rossoneri si riprendono dallo choc in pochi minuti e dopo aver corso un rischio su affondo di Taraabt, si mettono ai remi per sospingere il Genoa nella ridotta della sua metà-campo scoprendone le fragilità oltre che i limiti di un gruppo contestato e costretto a fuggire da Genova. Ocampos viene murato sulla linea (salva Izzo), Deulofeu sfiora il palo lontano dopo uno scatto da centometrista, Mati Fernandez prende la mira su punizione. Segno che più tardi, quando chiude il triangolo Zapata-Lapadula, è il classico e inevitabile sbocco al dominio milanista. Il tocco sotto del cileno, sull'uscita del portiere, è una giocata raffinata da mettere in bacheca.
A scavare la differenza, a dispetto dei grandi assenti Bacca, Suso e Bonaventura, sono i tre attaccanti schierati da Montella che mettono pressione alla difesa di Mandorlini chiamando in particolare Izzo e Laxalt, le due sentinelle dell'argine, al massimo dell'attenzione per frenare le irruzioni di Deulofeu e Ocampos, chiamati a dare un a mano anche indietro quando il Genoa si fa vivo in avanti. A dispetto del risultato il Genoa decide di lasciare fare la partita al Milan nella speranza che solo così può guadagnare qualche valico dalle parti di Donnarumma. Ma Locatelli mostra le carenze geometriche che gli riconoscono in tanti, mentre Mati Fernandez è la sorpresa positiva, infilandosi tra le maglie del Grifone e così sfiora un paio di volte il raddoppio personale prima di cedere il passo a Pasalic nel finale. Solo Deulofeu è la spina nel fianco del Genoa: ogni volta che scatta, coi tempi giusti, piomba davanti a Lamanna. Poi la mira nella serata non è delle migliori. E forse è questo il suo limite che pure non gli impedisce di finire nell'elenco dei convocati del ct spagnolo.
Il finale del Milan è appena appena sofferto perché a quel punto il Genoa molla gli ormeggi per allagare l'area rossonera. Di pericoli però non se ne contano e Donnarumma può cavarsela con un senza voto. Il controllo del pallone e la melina fanno di sicuro gioire Berlusconi.
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