È una storia triste perché di mezzo c'è una ragazza, 27 anni, argentina, morta lo scorso gennaio per una malattia incurabile. È una brutta storia perché la ragazza lavorava come baby-sitter, finché il suo datore l'ha licenziata perché aveva accumulato troppi giorni di malattia. È una storia incredibile perché quest'ultimo era Lautaro Martinez, capitano dell'Inter e ieri condannato dal tribunale di Milano a risarcire la famiglia della ragazza «con almeno 15 mensilità dell'ultima retribuzione, più le spese legali». La ragazza era stata assunta a tempo indeterminato il primo settembre 2021. Il 22 maggio del 2022 si è assentata dal lavoro, ricoverata in ospedale. Il 10 luglio del 2022, cioè 49 giorni dopo, le è stato contestato «il superamento del periodo di comporto», cioè i giorni di malattia, che però secondo il giudice sono stati «calcolati erroneamente, in quanto il periodo di comporto avrebbe dovuto essere di 67,5 giorni», per cui il licenziamento è stato considerato illegittimo.
Fin qui i fatti, cioè appunto una storia incredibile, alla quale Lautaro, dal ritiro dell'Argentina si oppone con una storia scritta su Instagram, in cui si difende e attacca invece la famiglia della sua ex baby-sitter. «Avevo deciso di rimanere in silenzio per rispetto. Ma non permetterò che venga infamata la mia famiglia. Abbiamo assunto una persona che era già malata, nostra amica da una vita», ricorda il capitano dell'Inter, che però negli atti depositati in tribunale ha fornito una versione differente («il convenuto ha allegato di non essere a conoscenza dello stato di salute della ricorrente», scrive il giudice nel suo dispositivo di sentenza).
Ancora Lautaro, sempre sul social: «Abbiamo fatto molto per lei e la sua famiglia. Abbiamo pagato viaggi, aiutato a trovare i letti in ospedale, aiutato con le cure, con la sistemazione della famiglia che abbiamo dovuto convincere affinché venisse ad occuparsi della figlia che stava morendo. E la sua famiglia, mentre la figlia stava morendo, ha tentato di ottenere soldi da noi, ha tentato di approfittarsi della situazione anche dopo la morte. Noi l'aiuto, un grande aiuto, lo abbiamo dato a lei quando aveva bisogno. E ora tentate di infamarci? Che razza di persone siete che tentate di approfittare della morte di un figlio per ottenere denaro? A lavorare!».
Stesso tono anche dal legale del calciatore, l'avvocato Macchia, che spiega come Lautaro non abbia mai avuto intenzione di sottrarsi ai propri doveri e che invece di fronte si è trovato il muro alzato dalla controparte. Quasi conseguente «la minaccia di azioni civili e penali a salvaguardia dell'onorabilità del signor Martinez». Una storia triste e incredibile, soprattutto una storia molto brutta.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.