Ci sono dei posti sulla terra dove non ci si va mai volentieri. A volte non c'è neppure un vero motivo. Va tutto bene e poi, man mano che ci si avvicina, si sente l'aria che cambia, qualcosa che da fastidio. Voglia di andar via subito, appena finito il lavoro.
Eppure al gol di Alvarez, dopo poco più di un quarto d'ora, sembrava proprio che fosse la volta buona e poi magari anche la stagione buona.
Bravo Kovacic a metterla per Palacio, sponda per Alvarez, suola, interno fra le gambe di Stendardo, Consigli si allunga, gol. E ci credono tutti, anche Mazzarri che richiama i tre della difesa e chiede di continuare a giocare come se tutto fosse come prima: siamo 0-0, grida. E non è vero che siamo a Bergamo, avrebbe voluto dire. Il gol ha fatto bene. L'Inter adesso si apre, respira, scende con un portatore di palla e due guardie ai lati, è quasi bella. Ma dura dieci minuti scarsi, il tempo necessario all'Atalanta di riorganizzarsi e riprendere a martellare in qualunque zona del campo. È battaglia, Handanovic mette in angolo un colpo di testa di Yepes, ancora una manciata di secondi e Moralez vede Denis in centro area, lo serve, Samuel è sorprendentemente battuto sullo stacco, anche Handanovic, è un bel gol, è anche meritato. L'anno scorso ne fece due.
Adesso l'Inter zoppica e scivola, come nei primissimi minuti quando Guarin sulla riga di porta ha respinto di testa una conclusione di Carini, con Handanovic a terra dopo respinta bassa. Poco dopo si infortunerà nel calciare un rinvio da fondo, regge fino all'intervallo mentre tutta la squadra si schiera a protezione e Carrizo già si scalda.
Non sono buoni segnali.
Ma ciò che più colpisce è che gira un'aria strana, manca qualcosa nella squadra che la frena, non c'è accordo fra i reparti, in mezzo al campo più che un buco c'è una voragine riempita solo da Cigarini e Carmona che fanno viaggiare rapidi Livaja e Denis, l'Inter assiste mentre sulla destra Moralez scompare e riappare. L'intervallo è un salvagente.
L'idea è che manchi uno in mezzo a dare una mano a Cambiasso. Non può essere Guarin, non lo è Kovacic, Jonathan e Nagatomo sono molto larghi, spesso deve uscire trenta, quaranta metri Samuel per chiudere il buco e accorciare.
L'Inter è divisa in due, cinque davanti e cinque dietro. E quando si ricompatta Palacio e Kovacic sono tropppo lontani dalla porta, ci arrivano tardi e stanchi.
Però l'Atalanta sul suo campo è magica. È partita forte, passano i minuti e inevitabilmente rallenta, ma sa chiudersi e ha ancora tanta velocità con l'uomo in più in mezzo al campo. Mazzarri non fa cambi, non ha grandi alternative e forse adesso, siamo all'ora di gioco, comincia a pensare che questo stadio sia davvero maledetto, il posto peggiore per venire a giocare una partita di calcio. C'è poco dell'Inter vista fino ad oggi, poi Alvarez sulla sinistra se ne beve un paio e stanga su Consigli in chiusura sul suo primo palo, è l'occasione più vera, e anche un campanello che squilla forte nella testa di Colantuono che toglie Livaja per inserire Marilungo. Adesso c'è Icardi per Guarin, ma è Rolando che su stacco in piena area Inter tiene il braccio molto largo e colpisce netto la palla, per Valeri è involontario, per Colantuono una fitta al fegato. Il palo di Icardi che si mangia Yepes e scarica il suo sinistro, e il sinistro di Alvarez che liscia il palo sono il segnale che qui a Bergamo non c'è ciccia.
Il concetto lo ribadisce Yepes che mette Carrizo fra i migliori con un sinistro in area piccola che l'argentino devia di piede. Meglio sgonfiare tutti i palloni che circolano, troppa incertezza. Questo è un punto che si porta a casa, e silenzio, vale per l'Atalanta e altrettanto per l'Inter.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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