Il maschiaccio Forciniti "Sul tatami mi trasformo Ma ora basta Olimpiadi"

L’azzurra vince il bronzo nei 52 kg: "C’è altro nella vita. Mamma mi voleva danzatrice però sono felice col judo"

Il maschiaccio Forciniti "Sul tatami mi trasformo Ma ora basta Olimpiadi"

Volendo, quello scricciolo di una bad girl, avrebbe potuto fare la calciatrice. Dribbling, finte, scatti, insomma pirlare un poco gli avversari. Le sarebbe venuto bene. Come quel giorno che finse grande passione per la danza artistica «e così mamma fu contenta» per poi dedicarsi solo e completamente al tatami, nel senso di judo, e a capottare le avversarie. Sempre nel senso di judo. Scricciolo Rosalba Forciniti è un visino che quando sorride è dolce dolce, biondina con la coda che quando la libera capisci che sono guai. Scricciolo Rosalba è soprattutto una ragazza cattiva che ha conquistato il bronzo sbatacchiando qua e là una lussemburghese di nome Marie Muller. Per la cronaca, oro e argento sono finiti al collo della coreana An Kum-Ae e della cubana Yanet Bermoy Acosta. Lo sa talmente di essere cattiva che prima di salire sul tatami per la medaglia ha indossato una t-shirt bianca con scritto «good girls go to heaven, bad girls go to London». Già. Londra pop e underground diventata paradiso per questo scricciolo di 52 chili che ha nell'energia e il sorriso tutte le meraviglie troppo spesso dimenticate della sua terra, la Calabria.
È dal '92 che il judo italiano piazza ai Giochi almeno una donna a medaglia, e questo la dice tutta soprattutto sulle nostre donne. Ma è la prima volta che ne piazza una che due minuti dopo ti stupisce e affascina. Prima con la t-shirt molto bad e poi con la dichiarazione molto cool. Dice: «L'avevo annunciato prima dei Giochi e adesso lo ripeto, queste saranno le mie prime e ultime Olimpiadi». E lo sarebbero state anche senza medaglia. «C'è dell'altro nella vita, mi sono iscritta a Scienze politiche, vorrei laurearmi…». «Sì, Rosalba è molto determinata e un po' folle» si lascia sfuggire un dirigente azzurro in un misto di felicità per la medaglia appena conquistata e l'imbarazzo per quello che le ha appena sentito dire. Però scricciolo questo è. Deve aver fatto i suoi conti. Sa bene che nel judo non si fanno sconti. Arte nobile, arte bella, arte che rafforza e puntella i valori epperò ti devasta i lineamenti, inlividisce i lobi delle orecchie, arrotonda zigomi e ossa facciali, insomma, esteticamente non è che sia un gran regalo. «E io lo voglio ribadire una volta di più» dice scricciolo dopo la dedica a caldo al padre in tribuna, «i love you papi e tu sai perché» aveva urlato, «io ci tengo alla mia femminilità, io solo sul tatami sono un maschiaccio, ma amo il mio essere donna. Quando gareggio sono un maschiaccio, una bad girl, però fuori no, fuori mi piace curarmi, mi piace cucinare, mi piace fare shopping». Stuzzicarla è un attimo, «io in tv, io a ballando con le stelle? Ci andrei però… però fatemi prima parlare con i miei capi, con l'Arma dei Carabinieri…».
Poi sorride e svela perché sua mamma l'avrebbe preferita danzatrice. «Ero già un maschiaccio, quando le dissi che volevo fare judo si preoccupò. Perché ho iniziato? Semplice, sentivo che sul tatami sarei stata felice… e io volevo essere felice».


Come adesso, con la medaglia di bronzo al collo, con la voglia di pensare al futuro, con il cruccio grande di decidere che fare, se mantenere fede a quel che sente dentro, alla voglia di cambiare vita e affacciarsi su altro senza precipitare in quel circolo vizioso che spesso inghiotte gli atleti che non smettono.
«Però», sorride, «lasciatemi ancora del tempo. Vado in vacanza, mi godo la medaglia e chissà che non ci ripensi».

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