82 vittorie, 134 podi, 90 pole-position e 8 titoli mondiali. Marc Marquez è questo nel Motomondiale, ma è anche altro: un funambolo del Circus delle due ruote. Ebbene, l'asso nativo di Cervera è atteso probabilmente dalla sfida più importante della sua carriera: guarire da una frattura rimediata all'inizio del Mondiale 2020 di MotoGP per eccessiva foga.
Le operazioni si son susseguite e nel terzo intervento, oltre alla placca per sintetizzare la lesione citata, è stato trapiantato un frammento di osso ricavato dal suo bacino. Un modo di procedere reso necessario per permettere al suo omero di vascolizzarsi e di ricomporre in maniera definitiva una frattura che nelle due operazioni precedenti non si era ricomposta nella sua totalità. Che cosa aspetta l'iberico? Una lunga fase di riabilitazione e il ritorno in pista potrebbe arrivare fra sei mesi (anche se alla Honda si parla per ora solo di test invernali a rischio). Maggio o giugno 2021? E come sarà? Chi può dirlo, dipende dal sacro fuoco che ha dentro.
Riavvolgendo il nastro, vengono in mente le storie di campioni del recente passato costretti ad arrendersi. Il 18 agosto del 1995 l'olandese Marco van Basten diede l'addio al calcio giocato, dopo due anni e mezzo di inattività, interrotti da sporadiche apparizioni sul rettangolo verde. A nemmeno 31 anni, uno dei giocatori più forti che si ricordino fu costretto ad alzare bandiera bianca per via dei ripetuti problemi alla cartilagine della caviglia destra. Una caviglia, operata in ben quattro circostanze, che tarpò le ali per sempre al Cigno di Utrecht. Altri hanno deciso di dire basta.
La russa Maria Sharapova, vincitrice di cinque titoli del Grande Slam nel tennis, annunciò il ritiro nel mese di febbraio di quest'anno per via dei costanti problemi fisici a 32 anni e indubbiamente anche la squalifica di due stagioni, ridotta a 15 mesi, per l'assunzione dell'arcinoto Meldonium incise molto nell'equilibrio psicofisico di Masha. A 30 anni si ricorda Enrico Fabris: il 21 novembre del 2011 la decisione di smettere, dopo essere stato l'eroe alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 con il bronzo nei 5000 metri e gli ori dei 1500 metri e dell'inseguimento a squadre nello speed skating. «Non mi diverto più», disse Fabris.
E Marquez che cosa farà? L'animo dei motociclisti è speciale. La storia dell'australiano Mick Doohan (5 volte iridato) e del suo terrificante incidente ad Assen nel 1992 è emblematica.
Una gamba destra distrutta, ricostruita da una forza di volontà di ferro e dall'abilità del dottor Claudio Costa. Marquez ci proverà, spinto da uno spirito coraggioso e dall'animo del campione, per regalarsi un sorriso dopo tanto penare. Una gara complicata per la vittoria più importante: continuare a fare ciò che si ama.
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