Mazzarri gambero nerazzurro Inter, adesso è proprio crisi

Il tecnico trova sempre i colpevoli: dopo gli arbitri tocca a Stramaccioni... Gioca con una sola punta ma subisce tanti gol. E Thohir non può nascondersi

Mazzarri gambero nerazzurro Inter, adesso è proprio crisi

Se l'Inter è uscita dalla coppa Italia a Udine, dove aveva vinto l'ultima partita fuori casa in campionato, è tutta colpa di Stramaccioni. Questa la sentenza di Mazzarri per giustificare l'ennesimo ko dei suoi: «Il nono posto della scorsa stagione ci ha portati a giocare su un campo difficile. E' una conseguenza di quel piazzamento». Un po' di pudore non guasterebbe, tenuto conto che al Friuli hanno fatto bingo quest'anno anche Torino e Verona. La verità è un'altra. L'Inter segna poco, becca tanti gol, non ha gioco. È in netto regresso rispetto alle prime uscite. Un anno fa aveva 4 punti in più in classifica. E in coppa Italia arrivò fino in semifinale dove finì la corsa contro la Roma. Dal 2002 non veniva eliminata agli ottavi. Più che una stagione di transizione, come ama dire il tecnico nerazzurro, è una stagione del gambero. Lo testimoniano i numeri. Nelle ultime 6 partite di campionato, prima del ko di coppa, l'Inter ha vinto solo il derby a fronte di 3 pareggi e 2 sconfitte. In questo arco di tempo solo Livorno, Atalanta, Sassuolo, Catania e Bologna hanno ottenuto meno punti. La difesa, nonostante il prudentissimo modulo a una punta, ha subito 10 reti che diventano 13 con le gare di coppa contro Trapani e Udinese. Pesantissimi i distacchi dalle rivali che la precedono: -18 dalla Juve, -10 dalla Roma, -9 dal Napoli, -5 dalla Fiorentina, addirittura -1 dal Verona neopromosso.
E' crisi vera, altro che balle. E Mazzarri, accampatosi al muro del pianto, non può giustificare il poco della sua squadra con gli arbitri brutti e cattivi che alla Beneamata non concedono mai un rigore. Dov'è finito l'allenatore rampante e coraggioso, mai licenziato a campionato in corso, che portò il Napoli a sfiorare lo scudetto? E che mai s'è trincerato dietro scuse di comodo? Come può camuffare la realtà dicendosi soddisfatto di come si sono comportati i nerazzurri all'Olimpico e al Friuli? Di settimana in settimana gli obiettivi si fanno sempre più minimali. No scudetto, no Champions League, no coppa Italia, forse Europa League. I tifosi ci vedono bene, eccome. Al pari della nuova proprietà. Avanti di questo passo Thohir, che buonista non è affatto, prenderà drastiche decisioni.
Qualche giorno fa Mazzarri s'è risentito di fronte alla domanda sul modulo a una punta: «Non sarebbe il caso di giocare con due attaccanti visto che Palacio non può fare reparto da solo e la difesa, per quanto protetta, continua a prendere gol?». Umorale la riposta: «A Roma abbiamo perso la partita quando ho inserito Milito». Per inciso al posto di Guarin, mica d'un difensore. Come dire che l'Inter dispone di un organico così modesto da non essere in grado di sopportare due punte. Perfino la Sampdoria di Mihajlovic scende in campo con uno schieramento più coraggioso. Nel frattempo Ranocchia si fa prendere da un paio di amnesie a partita, Zanetti è Zanetti solo quando si batte il petto, Jonathan e Nagatomo sono rientrati nei ranghi dopo l'inizio a tavoletta, Kovacic è impresentabile, Cambiasso viaggia più piano di De Jong. Indispensabile un cambio di passo, magari sommato a qualche scelta coraggiosa.
Ma se l'Inter è uscita momentaneamente di scena, le colpe arrivano da lontano e coinvolgono il presidente di prima e quello di adesso. Moratti ha mantenuto il club in linea di galleggiamento con iniezioni straordinarie di denaro fresco per colmare i paurosi disavanzi di bilancio. I suoi uomini di mercato, pur avendo speso meno soltanto della Juventus negli ultimi due anni, non hanno fatto granché. Thohir, a dispetto d'un impero valutato sui 25 miliardi di dollari, ha il braccino corto. E' vero che lui e i suoi soci hanno versato 75 milioni per acquistare il 70% dell'Inter e che dovranno fornire ampie garanzie alle banche per rilevare l'indebitamento di 180 milioni di euro, ma conoscevano benissimo la situazione.

Sapevano che i conti non erano a posto per via dei ricavi in forte calo e che la squadra aveva bisogno di almeno tre campioni per riprendere il suo tradizionale posto in Italia e in Europa. O investe forte sul mercato oppure fa la figura del parvenu. Ai suoi tempi Pellegrini s'era presentato con Rummenigge. Aridatece l'Ernesto.

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