Milan, il giorno più lungo a caccia dello scudetto del lavoro e... dell'amore

Pioli: "L'occasione ce la siamo costruita. Questo è il club in cui mi sono sentito più amato"

Milan, il giorno più lungo a caccia dello scudetto del lavoro e... dell'amore

Milano. Le ultime 24 ore sembrano lunghe il doppio, il triplo. Eppure in quel gruppo di ragazzi partiti nel pomeriggio di ieri da casa Milan per Reggio Emilia, per l'appuntamento con la storia, non sembra esserci traccia di tensione particolare. Stefano Pioli, che è il capo classe di questo Milan formato liceo, maneggia con cura parole e sentimenti, frasi secche e ragionamenti calcistici lo rendono quasi estraneo. «Dormirò di sicuro, solitamente dormo poco la notte successiva» spiega prima di entrare nel merito. «Siamo stati i migliori fino ad oggi, dovremo esserlo anche domani perché abbiamo davanti una grande occasione. Ce la siamo costruita e meritata ma dobbiamo finirla» è il predicozzo fatto allo spogliatoio a pranzo e ripetuto poi in conferenza stampa.

Respinti gli accenti poetici, sottolineati quelli pratici di uomini veri e sportivi di rango che han lavorato sodo per undici mesi ricordando che «nessuno ci ha regalato qualcosa» e che bisogna solo «giocare da Milan» anche l'ultima delle cinque montagne, la più difficile e complicata, contro il Sassuolo il quale ha dispensato in settimana una raffica di moniti da Carnevali, l'amministratore delegato, a Dionisi il tecnico, da Raspadori l'eversore del passato torneo a San Siro, a Consigli, il portiere capitano. «È giusto così, il Sassuolo darà il massimo» è il concetto di Pioli che invita i suoi a mettere «il punto esclamativo» su questa stagione semplicemente straordinaria.

Lui sa benissimo di essere amato a Milano «come in nessun altro posto» ma sa anche che tra vincere e perdere lo scudetto a un punto di distanza, può cambiare il mondo e anche il giudizio collettivo. Per questo motivo chiede ai tifosi, «devono starci vicini, perché insieme siamo più forti» la spiegazione terra terra. È accaduto altre volte prima del Sassuolo. È accaduto che il Milan finisse spalle al muro ed è sempre riuscito a imboccare il sentiero virtuoso «senza mai deprimersi o abbattersi». Merito probabilmente della sinergia con Maldini-Massara, come Pioli ripete, e del sostegno, della fiducia «della famiglia Singer da cui mi sono sentito protetto e tutelato». Proprio loro, padre e figlio, Paul e Gordon Singer sono in arrivo a Reggio Emilia per vedere sbocciare il primo trofeo dopo la dura rincorsa tesa a risalire la montagna di debiti ereditata, a risanare i conti e rilanciare il marchio rimasto per 11 anni fuori dal grande giro valorizzandone il prezzo.

Paradossalmente proprio il giorno più buio, il 22 dicembre del 2019, 0 a 5 dall'Atalanta a Bergamo, «tutto ha avuto inizio» come riconosce Stefano Pioli sottolineando il contributo alla causa dato dall'arrivo di quei «due pilastri, Ibra e Kjaer» che imposero una rotta diversa ai ragazzi sbandati, annichiliti dalla sconfitta.

«Quella volta ho capito tutto e siamo ripartiti» è la spiegazione della giornata odierna dove splende il sole sulla pianura padana, il caldo minaccia una temperatura record di 34 gradi e non ci sono notizie sul maxischermo così da alimentare polemiche riservate a Lega serie A (cui spetta il via libera per Dazn) e sindaco Sala, spingendo il club a ospitare presso casa Milan vip e tifosi (posti già esauriti nel bistrot).

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