Milan unico assente al battesimo delle anti Juventus

Via Ibra e Thiago, Montolivo e Pazzini non bastano. Strama-Inter la scommessa di Moratti. Occhio al Napoli

«Battezzare» l'anti-Juve dei prossimi mesi non è operazione semplice. Scontato il pronostico qualora il Milan non avesse imboccato il sentiero per certi versi sconnesso ma coraggioso della messa in sicurezza dei conti e della garanzia di sopravvivenza Fininvest: la partenza di Ibra e Thiago aggiunta a quella di Cassano, la perdita dei santoni di Milanello (Nesta, Gattuso, Seedorf, Inzaghi) e l'arrivo di Montolivo e Pazzini hanno di fatto impoverito la cifra tecnica e rispedito il team rossonero nelle retrovie del gruppetto degli inseguitori rispetto alla capolista Juventus, campione uscente. Le sorprese contenute nel famoso cilindro di Galliani (Kakà o chi per lui) possono modificare l'attuale equilibrio ma non rivoluzionarlo. Perciò andare a caccia dell'anti-Juve è un esercizio complicato. Con Pereira, Gargano e Cassano, l'Inter sembra in clamoroso recupero rispetto alla passata stagione vissuta senza slanci, senza neanche molta convinzione, resa ancora più deficitaria dal ritardo nella scelta di tecnico (Gasperini) e relativo sistema di gioco. Qui la chiave di volta è rappresentata dalla credibilità del giovanissimo Stramaccioni, che gode dell'evidente sostegno di Moratti, sostegno decisivo presso lo spogliatoio che ha sempre avuto un canale diretto col presidente nerazzurro aggirando così il tecnico. Se gli accorgimenti del giovane romano in materia di scelte delicate (dove e come inserire Cassano alle spalle di Milito, dove e come cementare la difesa) risultassero efficaci, allora l'Inter potrebbe tornare di prepotenza a esercitare il ruolo da protagonista a dispetto persino dell'Europa league che è un vero supplizio di Tantalo con quel calendario di impegni strozzato tra il giovedì e la domenica.

Le carte in perfetta regola sono quelle presentate ai nastri di partenza dal Napoli di Mazzarri per una serie di motivi che qui possiamo così riassumere: 1) perché è il gruppo più collaudato e giocano insieme con lo stesso allenatore da anni; 2) perché questa volta il mercato, a parte la cessione di Lavezzi, ha davvero puntato a cementare le strutture più deboli della squadra; 3) perché già in occasione della supercoppa d'Italia disputata a Pechino ha dato prova del contropiede micidiale (Pandev e Cavani gli eversori) con cui è capace di far saltare qualsiasi dispositivo di sicurezza. Di qui il codicillo indispensabile legato alla recentissima trattativa tra Cavani e il club napoletano legata alla conferma dell'uruguagio: senza quell'universale attaccante la quotazione del Napoli potrebbe addirittura precipitare. Poi ci sono le possibili sorprese in uno scenario più incerto rispetto all'anno prima e perciò destinato a catturare un maggiore interesse, sulla carta. E il primo nome che spunta all'orizzonte del campionato è quello di Zeman e della Roma. Col boemo alla guida può accadere di tutto, ogni giorno: la Roma può esaltarsi con una partenza sprint oppure deprimersi andando incontro a qualche "goleada" umiliante. Di sicuro è capace di divertire il suo pubblico che ha già fatto una scelta di fondo: meglio Zeman del sognatore Luis Enrique costretto tra l'altro a realizzare il suo ardito piano con una rosa non proprio adatta, vista l'affluenza per l'esordio col Catania.

Firenze può fidarsi del lavoro di Montella, sempre che non ci siano grandi aspettative a compromettere la serenità dell'ambiente, Palermo deve misurare l'abilità di Sannino prima di decifrare il proprio destino ma tutti gli occhi saranno puntati su Allegri e sulla stabilità della sua panchina.

Ne valuteremo lo spessore professionale più che nella stagione dello scudetto qualora il tempo impiegato per elaborare il lutto provocato dall'addio a Thiago e Ibra risultasse inferiore alle previsioni attuali. Bisogna togliersi il bottone nero dalla giacca e riscoprire il valore di un calcio diverso.

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