Riccardo Montolivo non sta vivendo un periodo particolarmente fortunato. Il centrocampista del Milan, il 6 ottobre, durante la sfida contro la Spagna si è procurato una lesione importante al ginocchio e sta recuperando dall'ennesimo infortunio della sua carriera. Il classe 85 ha ricevuto tanti messaggi d'affetto da colleghi, da personaggi importanti di altri sport e da molti tifosi anche se qualcuno l'ha insultato pesantemente sui social network e anche al momento della sua uscita dal campo in barella. Montolivo non dimentica e ai microfoni de La Repubblica è tornato sull'argomento: "Fischiare uno che esce in barella è scandaloso, per chi ha un minimo di sensibilità. E i social, come disse Umberto Eco, hanno dato voce a legioni di imbecilli. Internet è un mondo senza regole: utile, ma da usare con raziocinio. Mi è venuto spontaneo rispondere su Facebook. Rispetto le critiche, ma nell'ultimo periodo si è esagerato sui social, senza filtri. Molti si saranno riconosciuti nel mio post. Ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà e affetto, di compagni, avversari, atleti di altri sport. I più importanti quelli di Parisse e Datome, capitani delle nazionali di rugby e basket, che non conosco. E quello di Buffon: non ha avuto paura di prendere una posizione forte, anche contro una parte di tifosi probabilmente della sua squadra. Allo stadio, dove parte del pubblico mi ha applaudito, entra in gioco il campanilismo: il tifo fa perdere lucidità. E i social diventano valvola di sfogo contro sportivi o personaggi pubblici. La contraddizione dei social inizia dalla parola stessa. Hanno ben poco di sociale: sei chiuso nella tua stanza, davanti al pc. Ho tolto le stampelle".
Montolivo ha poi raccontato del suo utilizzo dei social, di come si stia godendo la famiglia, e si è detto orgoglioso della sua carriera e di quanto si è conquistato sul campo in tutti questi anni: "I social li uso per i contatti e per informarmi. L’età mi permette di gestirli. Ma ai colleghi più giovani consiglio di farsi seguire da professionisti della materia. Con gli infortuni capisci chi ti sta vicino sempre e chi solo per convenienza. Mi godo la famiglia e mia figlia. Nel mio recinto restano in pochi. I compagni del Milan, a Verona, hanno sventolato la mia maglietta. Non sono egoista, gioco dove serve: non piace alla critica, ma a compagni e allenatori sì. A Firenze fui votato capitano.
Ho esordito in Azzurro nel 2007, ho giocato con 5 ct. Erano tutti pazzi? Sono orgoglioso della mia carriera. Ora penso solo a guarire. Ma a 31 anni non voglio che la mia ultima immagine in Nazionale sia quell'uscita in barella dallo Juventus Stadium".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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