Mosca - C'è stato un tempo in cui i potenti russi amavano architetti e pittori fiorentini. Poi è arrivato il momento dei cantanti pop, di Umberto Tozzi e Toto Cutugno. Ora pare che abbiano cambiato passione: vogliono i nostri allenatori. Stefano Cerioni, l'uomo che ha guidato la scherma italiana alle Olimpiadi di Londra, è l'ultimo in ordine di tempo ad aver lasciato Roma per volare verso oriente. Due giorni fa ha annunciato la firma con la federazione russa, una delle più titolate al mondo, per un ingaggio di 300mila euro. A Mosca sarà in buona compagnia, dato che il numero di italiani in questo Eldorado sportivo sale anno dopo anno. Ezio Gamba, campione Olimpico di judo e tecnico di fama internazionale, è stato fra i primi a scegliere la Russia, è arrivato nel 2008 e oggi è una specie di celebrità: i suoi atleti raccolgono medaglie in ogni gara, lo hanno fatto anche ai Giochi di Londra, dove hanno conquistato ben tre ori. «Questo era il mio obiettivo», ha detto Gamba dopo il trionfo, con un pizzico di modestia. In realtà i suoi successi hanno mandato in estasi anche il presidente russo, Vladimir Putin, che è stato a Londra durante le Olimpiadi soltanto per godersi le finali di judo. Putin è cintura nera e non ha mai nascosto la propia stima per Gamba, è stato lui a chiamarlo zar del tatami, un soprannome decisamente lusinghiero se arriva dal capo del Cremlino. Una volta i due si sono sfidati di fronte ai fotografi e bisogna pensare che l'italiano abbia dato qualche buon consiglio a Putin: il suo stipendio raggiunge i 200mila euro l'anno, una cifra che pochi paesi al mondo si possono permettere.
L'ingaggio deve avere avuto un peso anche nella scelta di Cerioni, come si capisce dalle parole di Giorgio Scarso, il numero uno della Federazione italiana di scherma. «L'offerta è arrivata da una realtà che non risente della crisi globale ha commentato il dirigente I nostri sforzi per trattenerlo si sono rivelati vani». A Roma (dove la Federscherma ha nominato Andrea Cipressa coordinatore protempore per il fioretto) Cerioni guadagnava circa 70mila euro all'anno, circa un quarto rispetto al nuovo contratto. La Russia ha un'economia stabile grazie alle materie prime, il tasso di disoccupazione è al minimo storico (nel 2012 è sceso al 5,2 per cento), ma i soldi non sono tutto in questa storia. Il governo pare molto serio quando si tratta di sport, Putin ha affrontato la questione anche venerdì, nel suo discorso di fine anno, e ha annunciato nuovi provvedimenti per sostenere il settore: non bisogna dimenticare che il paese ha una grande tradizione nell'atletica, nella ginnastica e negli sport invernali, e ora ha anche il coraggio di guardare all'estero per scovare nuovi talenti, soprattutto fra i tecnici.
In Russia ci sono le strutture, ci sono investimenti pubblici, c'è la possibilità di dare il via a nuovi progetti. Forse è questo, oltre all'ingaggio milionario, che ha convinto Fabio Capello a scegliere Mosca dopo l'esperienza poco memorabile nello spogliatoio dell'Inghilterra, e magari vale lo stesso per Luciano Spalletti, che siede sulla panchina dello Zenit di San Pietroburgo, la corazzata del calcio russo, per un ingaggio vicino ai 6,5 milioni di euro all'anno. Dopo una parentesi negli Stati Uniti è tornato a Mosca anche l'allenatore di basket Ettore Messina, per non parlare di Andrea di Nino, che ha trovato spazio nello staff della nazionale di nuoto e ha partecipato come tecnico anche a Londra 2012. Ma non bisogna credere che la Russia sia la frontiera più orientale dello sport.
Intorno ai vecchi bordi dell'Unione sovietica ci sono piccole potenze in cerca di medaglie per togliere la polvere all'orgoglio nazionale: chiedere a Marcello Abbondanza, 42 anni, tecnico di pallavolo, che si è trasferito in Azerbaigian e allena da pochi mesi una squadra a Baku, sulle coste del Mar Caspio, dove Tozzi e Toto Cutugno vanno ancora alla grande.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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