Una Nazionale meno falsa del falso nove

Il ct: "Noi senza forza". Immobile: "Giocheremo col pensiero della Svezia..."

Una Nazionale meno falsa del falso nove

Chissà il sorriso di Ventura? O, forse, essendo un gentiluomo si sarà limitato ad un ghigno. L'Italia è ripiombata nelle sabbie mobili che avevano ingoiato la sua Italia: quelle dei play off. E stavolta giocarsi il mondiale sarà anche più duro: due partite secche, entrambe da vincere, contro avversarie diverse nel caso venga passata la prima sfida. Ma questa Italia ha già una medaglia al petto: campione d'Europa ed un gruppo di ragazzi con miglior futuro (non solo passato) rispetto all'altra Italia. Allora c'era gente con il futuro dietro le spalle, gli stessi goleador di oggi dalle canne bucate (Belotti, Immobile, e l'insipido Insigne), sebbene fosse più difficile il girone di qualificazione. Questa Italia ha fatto harakiri vincendo una partita delle ultime 5: gli altri pareggi a partire da quello che vale un autogol con la Bulgaria Sebben Mancini punti il dito sulle sfide con la Svizzera. Non c'è da stare allegri. Conferma Ciro Immobile: «Giocheremo con la preoccupazione di quanto successo 4 anni fa». Che non è la stessa idea del suo ct: «Se doveva esserci un momento negativo, meglio oggi che a marzo. Temo solo il Portogallo». Italia che tira poco e male, e segna ancor meno: così dice il racconto dalla sfida con la Spagna agli europei fino ad oggi. Un Europeo vinto grazie ai calci di rigore, un mondiale da rincorrere affannosamente anche per la mira sbilenca nei rigori. Controsensi del pallone.

Cosa è successo alla squadra campione d'Europa? Val la pena ricordarlo perché vincere un torneo non è così semplice: servono fortuna, bravura tecnica, tenuta atletica, forza morale, umiltà, senso del gruppo e del gioco di squadra. Mancini conferma: «Non abbiamo vinto per caso». Qualcosa si è smarrito: magari la compattezza cementata in ritiro. Chiellini è determinante per la grinta. Siamo a novembre e c'è gente (Barella e Locatelli due esempi) a gomme quasi sgonfie. Ci sarebbe da chiedere come hanno lavorato i preparatori dei club. Il ct fagli scongiuri: «Dobbiamo ritrovare le forze e non avere infortunati a marzo». Pesa l'assenza di giocatori decisivi all'Europeo: Spinazzola che imperversava sulla fascia sinistra dove ora Emerson giochicchia. Dopo l'infortunio si sono persi colpi. Il terzino è determinante nel gioco moderno: quanto le ali del passato. Soprattutto se al centrocampo manca un uomo dal tocco che spiazza gli avversari. Il miglior Verratti e Jorginho non hanno quel piede. Serve creatività e un centravanti dal gol facile. Scamacca e Raspadori sono riserve nel Sassuolo, difficile vederli titolare in azzurro. Il ct ribadisce: «I giovani dovrebbero giocare di più, sennò non è facile ad alto livello». E non sarà il giovane Lucca a salvare la patria. Mancini è stato troppo ottimista con il falso nove.

Il falso nove non può essere un ninnolo a gittata limitata: con poca dimensione fisica ed un piede senza l'istinto killer. Per citare: non penserete che Insigne somigli a Tostao, Cruyff, Di Stefano o Bobby Charlton? Non va chiesto tanto, ma di essere un nove meno falso. E questa Italia è meno falsa del falso nove.

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