Torino - Ha festeggiato fino a notte fonda, con sua moglie Rachele, con la piccola Emma che ad una certa ora è stata messa a nanna, con papà e mamma, con tutti i compagni di squadra e il personale: Vincenzo Nibali alla fine si è lasciato andare. L'altra sera aveva cucinato lui per tutti, ieri sera si è concesso una cena stellata all'Albergo dell'Agenzia di Pollenzo, nei pressi di Bra, nella Granda.
«Dopo tre settimane durissime, mi sono proprio goduto la sfilata a Torino - racconta lo Squalo dello Stretto dopo il bis rosa -. È stata un'emozione bellissima per tutto il percorso, e poi entrare sul circuito e vedere tutta quella folla così numerosa e festosa è stato davvero indescrivibile. Ho dato uno sguardo per cercare di vedere tutti, perché non volevo perdere l'attimo, volevo mandare a memoria tutto. Dicono che sono io che ho dato tante emozioni agli sportivi, ma loro non hanno idea di quante ne abbiano regalate a me. Nelle due ultime giornate sono stati davvero fondamentali: il loro calore, la loro spinta, il loro supporto è stato davvero un valore aggiunto».
È uno Squalo finalmente felice come un bimbo, disteso e sereno come pochi quello che alza il suo secondo Trofeo senza fine assegnato al vincitore del Giro d'Italia, ma non dimentica quello che ha passato. «Ci sono state giornate che non abbiamo passato tanto bene... Prima della cronoscalata all'Alpe di Siusi non ho detto che ho avuto problemi gastrointestinali perché non ho voluto dare degli assist ai miei avversari». E poi aggiunge: «Come affronterò il Tour? Lasciatemi prima riposare un po' e metabolizzare serenamente con Rachele e Emma questa bellissima vittoria, poi ci penso. Una settimana di stacco la voglio fare. In ogni caso al Tour ci andrò per dare una mano a Fabio (Aru, ndr), che questa corsa la affronterà per la prima volta e per la quale si sta preparando da mesi. Il mio obiettivo è trovare un secondo picco di forma in vista dei Giochi Olimpici di Rio. Quello è un percorso difficile, esigente, si correrà in cinque uomini, ci giochiamo tutto in un giorno ma cercheremo di avere una grandissima squadra».
Papà Salvatore rivela invece un segreto: «Tre giorni fa ho sentito Vincenzo al telefono e gli ho detto che le pedivelle da 175 cm secondo me erano un po' lunghe. Lui mi ha risposto: "Papà non lo dire a nessuno, è un segreto, domani le faccio cambiare. Da lì in poi infatti ho visto che aveva una pedalata molto più fluida..."».
Il perché di una rinascita? Le ragioni sono molte, tante. Due su tutte: la testa e l'attitudine all'altitudine. Una cosa è certa: da sempre Vincenzo cresce nella terza settimana, quando gli altri cominciano a calare. O meglio, se gli altri crescono lui riesce a mantenere un livello molto alto. Più si sale, più si va in altura oltre i 2.000 metri e più lui fa la differenza. «È la sua cifra distintiva ci conferma anche il ct azzurro Davide Cassani -. Ma sono anche convinto che a livello psicologico si sia liberato di un peso. Quando ha sentito di avere perso, ecco che ha cominciato ad essere il Nibali che tutti conosciamo».
Mente sgombra e animo leggero. Il siciliano dato per morto, riemerge e risorge meglio di Lazzaro: in due giorni fa suo il Giro. Il segreto è questo.
Diventa leggero e torna ad essere quello di sempre: spensierato e coraggioso, attaccante e imprevedibile. «È così, sembra impossibile ma nel momento in cui ho sentito di aver perso, il mio Giro è cambiato spiega la maglia rosa -. Non avendo più niente da perdere, mi sono sentito libero di ricominciare».
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