Norwich, ai rivali lo spogliatoio rosa

Stratagemma del club inglese per ridurre l'aggressività degli avversari

Norwich, ai rivali lo spogliatoio rosa

Il Norwich City, seconda divisione inglese, ha dipinto di rosa le pareti dello spogliatoio ospiti, per ridurre il livello di testosterone e conseguentemente di aggressività degli avversari. Come sta andando? Mah. Per ora in casa i Canaries hanno battuto solo lo Stevenage in Coppa di Lega, perdendo invece 4-3 contro il West Brom, con prossimo esame stasera contro il Preston North End. Niente di che, volendo: lo fa dal 1979 anche la University of Iowa, nel suo splendido stadio di football, grazie alla laurea in psicologia dell'ex coach Hayden Fry e alla sua convinzione del potere demascolinizzante del rosa. E son cose che avvengono nel college più che nella NFL, va detto: a Louisiana State i pullman ospiti venivano fatti fermare accanto alla gabbia della mascotte, una tigre dall'aria non docile, mentre a Mississippi State gli spogliatoi hanno avuto a lungo 38 semplici chiodi appendiabiti invece di armadietti, per 70 (e più) giocatori ospiti, poi costretti ad arrivare al campo percorrendo un percorso a spirale e con pavimento lustrato in modo da essere scivoloso e smorzare qualsiasi impeto generato dal discorso prepartita.

Questa storia del pavimento di spogliatoi e corridoi per gli ospiti accadeva anche in Inghilterra, per la precisione a Liverpool, prima della ristrutturazione di Anfield. E già che siamo tornati al calcio, al Chelsea ganci appendiabiti più in alto del normale, così che chi si cambia deve alzarsi in punta di piedi e sottoporre tendini e muscoli ad allungamenti innaturali, mentre all'Emirates Stadium l'Arsenal aveva sistemato un tavolo così alto in mezzo alla stanza da rendere impossibile il contatto visivo tra allenatore ospite e propri giocatori, nel discorso prepartita. Ma bisogna tornare al passato, al Wimbledon degli anni Ottanta, per il capolavoro di sfruttamento cinico di qualsiasi metodo utile. Era la famosa Crazy Gang, la banda di pazzi, o presunti tali, che arrivò anche a vincere la FA Cup del 1988. Corridoi dell'angusto stadio volutamente bui, scritte intimidatorie sui muri (in un caso fatte dal presidente!), musica altissima accompagnata da urla selvagge, acqua fredda nelle docce, toilette non pulite e sale al posto dello zucchero nei contenitori per il té.

Quel Wimbledon fu l'unico ad intimidire gli avversari

persino fuori casa: a proposito di Liverpool, un giorno il capitano Vinny Jones attaccò al celebre cartello «This is Anfield» un foglietto con la scritta ironica «Che paura!». Fu un delirio, esattamente come Jones voleva.

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