Il nuovo mondo sta avanzando, quello vecchio è in affanno

È il Mondiale in cui tutti possono vincere o perdere contro chiunque. Segno di un torneo partito al ribasso, dove i presunti valori tecnici messi in fila dal ranking Fifa, faticano a emergere

Il nuovo mondo sta avanzando, quello vecchio è in affanno

È il Mondiale in cui tutti possono vincere o perdere contro chiunque. Segno di un torneo partito al ribasso, dove i presunti valori tecnici messi in fila dal ranking Fifa, faticano a emergere. L'Arabia Saudita fa l'impresa con l'Argentina e cade con la Polonia, il Giappone batte i tedeschi e scivola con la Costa Rica. E poi l'Iran che batte il Galles, ma soprattutto il Marocco che sorprende il Belgio scatenando la guerriglia a Bruxelles. Degno di un Mondiale in cui si è parlato di tutto, giustamente di diritti civili, e poco di calcio. C'è un nuovo mondo del pallone che avanza tra alti e bassi, forse approfittando di aver avuto più tempo di preparare un Mondiale, mentre l'Europa stritolava i protagonisti più attesi in Qatar in tre mesi passati a giocare tre partite a settimana. Asia e Africa sono qualcosa in più di semplici mine vaganti. L'affanno del Vecchio Continente è certificato dal Belgio, a un passo da una clamorosa eliminazione dopo il terzo posto in Russia. La sorpresa è sempre dietro l'angolo in un torneo finora povero di contenuti tecnici, dove si ricordano la sforbiciata di Richarlison e le sgasate di Mbappé, un colpo da biliardo di Messi. Oggi chiudono la seconda giornata il Brasile orfano di Neymar e il Portogallo di Cristiano Ronaldo: due vittorie varrebbero il pass per gli ottavi, che la Francia ha già in tasca. I bleus e i verdeoro, in attesa di conferma contro la Svizzera che curiosamente non hanno mai battuto ai Mondiali, sono le squadre che più hanno convinto. Altra storia la Germania che si aggrappa al torneo con un vero centravanti, dopo aver rischiato il secondo rovescio in due gare e preparare le valigie per tornare a casa.

Füllkrug è l'uomo spuntato dal nulla, che risponde a Morata, anche lui arrivato dalla panchina, dopo che Luis Enrique come Flick si era dilettato con il falso nove. Di vero ci sono le parole di Mancini: «È un Mondiale particolare, ma è sempre meglio esserci. E per l'Italia spero non accada più di stare a casa».

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