Gli opposti dei... derby. Inzaghi scaccia le ombre ma l'Inter ha perso i gol

Dal ko con il Milan giocando bene al colpo cinico di Torino: si spera nella scossa giusta

Gli opposti dei... derby. Inzaghi scaccia le ombre ma l'Inter ha perso i gol

Dal derby di Milano perso malamente dopo averlo dominato per trequarti, al derby d'Italia vinto in coda a una partita di sola sofferenza e parecchia buona sorte. In mezzo ci sono i 2 mesi che hanno rischiato di sbattere l'Inter fuori dalla corsa scudetto, 7 punti in 7 partite prima dei 3 conquistati alla Stadium, espugnato 10 anni dopo il colpo Stramaccioni: i nerazzurri sono l'unica squadra ad aver vinto due volte a Torino. La speranza di Inzaghi è che stavolta l'effetto scossa sia opposto: dalla sconfitta il gruppo uscì a pezzi, dalla vittoria potrebbe trarre le energie necessarie per la volata finale.

Il calendario strizza apparentemente l'occhio ai nerazzurri, ma in questa fase è giusto non dare nulla per scontato. Tra l'altro, vittoria ritrovata a parte, i problemi dell'Inter restano evidenti. Su tutti l'attacco, che crea poco e segna ancora meno. Lautaro Martinez è palesemente in crisi, involuto nel gioco, incupito e meno rabbioso nello spirito: la tripletta alla Salernitana è l'eccezione del suo orribile 2022 e all'ennesima sostituzione contro la Juventus (favorita anche dall'ammonizione, ma certamente più tecnica che preventiva) è mancata persino la solita reazione insofferente di chi non vorrebbe uscire. Rassegnato, e conscio di non essere d'aiuto.

Inzaghi dovrà risolvere il problema molto in fretta, piangono le statistiche, cui nemmeno Dkezo riesce da tempo a dare contributo rilevante. Nei fatti, la Juventus è stata battuta senza un vero tiro in porta (secondo la regola-beffa del «chi di corto muso ferisce, di corto muso perisce») ma è chiaro che ci vorrà altro, fin da sabato contro il Verona.

Un'altra verità, anche questa non contestabile, è che il gioco dell'Inter è involuto da un mese all'altro e dalla squadra anche spettacolare vista fino a Natale, si è poco alla volta arrivati alla vittoria di Torino, tanto importante quanto striminzita, strappata difendendosi e mai veramente attaccando, contro l'avversario considerato il più difensivista tra i grandi e invece nell'occasione dimostratosi molto più spregiudicato, quasi giochista (poi è chiaro, ciascuno fa con la legna che ha).

Un anno fa, Conte vinceva partite e scudetto in contropiede. Aspettava anche in casa avversari di seconda e terza fascia, per poi colpirli con le sue frecce avvelenate. Inzaghi che non può più farlo, fin da subito ha scelto di giocare. La stanchezza, le tante partite ravvicinate, gl'infortuni mai avuti nel girone di andata, l'assenza di Brozovic hanno inceppato il meccanismo. E smettendo di giocare, diventando prevedibile, l'Inter ha smesso di segnare e perciò di vincere.

La vittoria allo Stadium cancellerà da sola tutto questo? Lo dirà l'ultimo spicchio di stagione, di certo ha spazzato i nuvoloni che qualcuno stava cominciando ad addensare sulla panchina nerazzurra, mettendo in dubbio il futuro di Inzaghi.

Chi mai potrà non rispettare il contratto di un tecnico che è arrivato agli ottavi di Champions e ha vinto a Liverpool e Torino? Poi ci sarebbero la Supercoppa e l'essere in piena corsa scudetto quando manca una manciata di partite alla fine di stagione. Il saldo per chi ha perso Lukaku e Hakimi è ampiamente positivo, anche se poi a vincere il campionato fosse qualcun altro.

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