Si dice: la mano degli allenatori. E sono critiche oppure elogi. Come nessuno ricordasse l'antico pensiero di Allegri e di tanti addetti: miglior allenatore è chi fa meno danni. Soprattutto ai giocatori. Facile la battuta: Conte dove lo schieriamo? Preso a sberle per due cambi non proprio geniali, ed anche dalla critica di Capello: «La rosa dell'Inter è la più ampia, comprende calciatori di gran livello, competitivi, che tutti vorrebbero. Senza le coppe, non c'è motivo di chiedere rinforzi». La ruvida essenzialità di Don Fabio ha servito Conte, uggiosi alibi e i giocatori: perché poi gli errori scaturiscono da scarpe o teste sbullonate.
Il campionato serve la domanda: quanto conta un tecnico? A ciascuno il suo e l'ordine di classifica, per ora, non è lontano dalla realtà del lavoro. Davanti il Milan, testa leggera, voglia di essere squadra, inatteso e guidato dal Pioli che, a rigor di pedigree, ha vinto niente in carriera. Eppure pesano mano umile, fantasia lontana da dogmi e l'esperienza madre di scienza direbbe voce di popolo. Comunque vada, sarà una stagione da vincente. Segue il tecnico più costoso e anche più decorato (3 scudetti, una Premier, coppa d'Inghilterra, 2 supercoppe italiane) della schiera, alla pari con l'unico straniero, Paulo Fonseca, che sarà meno pagato ma nello sbattersi, tra Portogallo e Ucraina, ha portato a casa scudetti e coppe. Peccato che Conte faccia di ogni vizio la sua scusa (solita vox populi), quando invece dovrebbe essere davanti al gruppo: per censo, capacità e bontà di squadra. Poi c'è il novellino, che molti si ostinano a chiamare maestro, costretto dalla pandemica stagione a far apprendistato nei primi mesi di serie A. Il gioco fatica a decollare, ma risultati e classifica smontano chi storce il naso su Pirlo, ancorato al dilemma Esser zuppa o pan molle (puntuale voce di popolo). E domenica affronterà l'Inter con un gruzzolo (pure Dybala fuori 20 giorni) di gente in tribuna: non proprio un invito a godersela. Infine, dietro ai togati, il punto G della goduria estetica (senza impegno a vincere), leggi Gasperini e Atalanta, e il punto G della rabbia leggi Gattuso, fra l'altro l'unico ad aver vinto in Italia oltre a Conte.
Dunque che la classifica non racconta gran storie sulla mano dei tecnici: c'è chi deve vincere e chi può divertire. Imprevisti a parte. Gasperini che caccia Gomez potrebbe diventare un passo falso. Gattuso sente venti di fronda, la critica napoletana comincia a discutere la tattica: si aggrappa a Insigne, non ha altre idee. Conte è nella tempesta, ma starà peggio se non batterà la Juve e continuerà a dilapidare capitali tecnici: vedi Nainggolan ed Eriksen difeso anche dal ct danese («Spreco vederlo in panchina, non lo merita»). Le ultime risposte sul mercato suggeriscono il retro pensiero. Il club lo ha messo davanti al peso dello stipendio: non c'è altro da spendere, arrangiati. Chi troppo domanda vien a noia (rituale voce di popolo).
Per la statistica la Juve è la top italiana per dribbling riusciti, il Milan alle spalle, l'Inter molto più indietro. Pure qui la mano del tecnico non è casuale. Ovvero: conta vincere con i piedi. Ma se l'oro luce, la virtù riluce (sintesi della voce di popolo).
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