Il Parlamento ha scelto: vuole giocare a calcio. "E fidiamoci della Figc"

FdI, Pd M5S e Iv tutti per il fischio d'inizio. Spadafora: "I calciatori non sono commesse"

Il Parlamento ha scelto: vuole giocare a calcio. "E fidiamoci della Figc"

Due passaggi nelle aule parlamentari per ribadire sempre lo stesso concetto: il calcio può ripartire solo se sarà in massima sicurezza. Il ministro dello Sport Spadafora ha ribadito di non aver ceduto a «nessuna spinta strumentale di chicchessia per ricominciare prima» e che non ha intenzione di farlo ora: «Ho trovato eccessivo l'inasprimento del dibattito intorno al calcio in un momento come questo».

Intanto il 18 maggio riprenderanno gli allenamenti collettivi dopo che la Figc ha accolto le osservazioni del Comitato tecnico scientifico e ha riadattato il suo protocollo. Ok alla riapertura di palestre, centri sportivi e di tutto lo sport di base al più tardi il 25 maggio alla luce degli aiuti del Decreto Rilancio. E la ripresa del campionato, dopo che la Lega ha indicato la data del 13 giugno per cercare di «stanare» il Governo? «Se riprenderà è perché arriveremo mettendo tutto e tutti in sicurezza. Non sono possibili fughe in avanti per una fretta irresponsabile», così Spadafora. Di fatto, è chiaro che sia in atto un progressivo «strangolamento» della massima serie, costretta a riattivare il 18 il meccanismo preparazione senza uno straccio di data, anche solo indicativa, per il ritorno in campo.

Il confronto in Senato e Camera di ieri sull'argomento calcio è stato serrato. Ci sono tanti «aperturisti» della serie A, tra i più decisi uno schieramento bipartisan con gli onorevoli La Russa di FdI («non si pongano condizioni impossibili come fermare la squadra per 14 giorni se uno risulta positivo»), Sbrollini di Iv («dobbiamo fidarci del protocollo sanitario della Figc»), Valente del M5s («troviamo soluzioni alternative a responsabilità dei medici e quarantena per farlo ripartire»), il senatore Pd Parrini («ripensiamo la «quarantena automatica della squadra in caso di positivo»). L'onorevole di Fi Marin guarda più allo sport di base («non consentiremo al ministro di farlo morire»). E se la politica si compatta, il fronte più caldo degli oppositori alla riapertura, i tifosi, vede aggiungersi anche la voce della curva dell'Inter: «Campionato sì, campionato no: chi se ne frega, Milano piange i suoi morti».

La già citata quarantena allargata è ormai il punto nodale della questione. «Non si chiude un negozio o un supermercato se la cassiera è positiva, nel calcio non è possibile mantenere le distanze perchè si corre e ci si marca. E un club di B della Germania (la Dinamo Dresda) l'ha dovuta applicare», così il ministro Spadafora. Su questo punto i medici dei club di A non transigono. «Il Cts deve indicare un protocollo realizzabile su base scientifica e dare la responsabilità a una persona non è una cosa scientifica. Ci sono i test e mi fido dei risultati: se sono negativo perché devo essere considerato come un ammalato? È ridicolo, così la Serie A non riparte», l'opinione del direttore sanitario della Lazio Ivo Pulcini. E l'Assocalciatori si accoda: «Il nostro è uno sport di contatto, il punto non è come trattare il contagiato, ma è chiaro che il problema è se in quarantena andrà tutta la squadra».

Ormai si attende il vertice decisivo tra il calcio e il premier Conte, forse già domani a Decreto Rilancio ormai licenziato - intanto il Consiglio Figc del 20 maggio dichiarerà

conclusi i campionati dilettantistici - mentre l'Uefa non revocherà il termine del 25 per conoscere i calendari di ripresa delle varie Leghe europee. «Ma i piani potranno essere anche solo indicativi», precisano da Nyon.

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