Presa la Bastiglia, ma anche il Tour. Così Pogacar riscrive la storia

Vince e cancella il record di Pantani. La doppietta con il Giro è vicina

Presa la Bastiglia, ma anche il Tour. Così Pogacar riscrive la storia
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Nel giorno della festa dei francesi, festeggiano gli sloveni. Nel giorno della presa della Bastiglia, Tadej Pogacar si prende probabilmente non solo la scena, ma il Tour, il suo terzo Tour. Se non lo conquista, lo prenota, con una condotta di gara esemplare: questa volta attende che a fare siano gli altri. Per tutto il giorno lascia che il peso della corsa sia sulle spalle dei Visma Lease a Bike di Jonas Vingegaard e attende addirittura che il danese lo attacchi, non una volta, ma due. La seconda anche in maniera decisa, al limite della disperazione. A quel punto, non appena il re pescatore china la testa per rifiatare, lui parte secco e sul danese a pallini rossi (ieri vestiva la maglia di miglior scalatore che però è di Pogacar, ndr), cala la notte, oltre che l'andatura.

Sale la respirazione del danese, che accusa il colpo, aumenta la frequenza di pedalata dello sloveno, che appare semplicemente imbattibile per non dire inavvicinabile. Nessuno è in grado di stargli dietro, esattamente come al Giro. «È bellissimo, mi sembrava una libellula, leggera ed elegante, capace di fare cose che ho visto fare solo a Merckx», ci dice incantato Ernesto Colnago, uno che di cose ciclistiche se ne intende e qualche vittoria con il Cannibale belga l'ha ottenuta.

Con questo spietato uno-due manda definitivamente ko l'ultimo rivale rimasto, Vingegaard, e fa il passo decisivo verso la doppietta Giro-Tour, che manca da Marco Pantani 1998. Il caso vuole che parte della storia la scriva dove lo stesso Pirata seppe scrivere il primo capitolo di un romanzo giallo che lo portò in trionfo a Parigi: a Plateau de Beille. Non è un caso, invece, che lo sloveno gli porti via un primato che resisteva da allora, polverizzando il tempo di scalata: rispetto al romagnolo, lo sloveno fa meglio di quasi 4 minuti.

«Non avrei mai immaginato di essere a questo punto dopo due settimane di gara dice la maglia gialla, che oggi va al riposo con 3'09 di vantaggio sul danese -. È stata una giornata dura anche per il clima: di solito vado peggio col caldo. Quando Vingegaard ha forzato ero quasi al limite, ma ho visto che anche lui stava cedendo e ho trovato la forza mentale di attaccarlo».

Benino il nostro Giulio Ciccone, tra i primi a sfilarsi quando il ritmo sale, ma capace di non scendere negli inferi e restare lì nel vivo della corsa: per lui un 8° posto nella generale che vale tanto.

Non benissimo, invece, il digiuno italiano al Tour: con ieri saliamo a 100 tappe dall'ultimo hurrà con Nibali a Val Thorens. Fanno peggio i francesi che nel giorno della festa nazionale, hanno ben poco da festeggiare: il migliore è 16° nella generale (Guillaume Martin, ndr) e il Tour non lo vincono dal 1985, con Bernard Hinault. Preistoria.

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