Firenze. La primavera non ha chiesto permesso, ha aperto la porta e illuminato Coverciano con le sue carezze di sole. Ma nemmeno il clima mite di Firenze, il primo della stagione, riesce a scaldare il cuore degli azzurri, immerso nel gelo del loro ritiro. Il freddo della sconfitta, una disfatta che ha riportato indietro di 5 anni il calendario, quando fu la Svezia a infliggerci l'umiliazione dell'esclusione dal Mondiale di Russia. È arrivato anche il presidente Gravina per stare vicino ad azzurri e allenatore.
Sono le ore, forse i giorni, di Mancini e delle sue riflessioni. Restare o saltare dal treno. Con la Federazione che spinge per farlo andare avanti. C'è anche un contratto lungo e sostanzioso fino al 2026 che dovrebbe essere onorato. Mancini, comunque, ha richieste in giro per l'Europa e anche questo elemento potrebbe giocare un proprio ruolo.
C'è uno strano silenzio che avvolge e difende in qualche modo il Centro Tecnico Federale. Come se gli azzurri facessero blocco per creare le difese immunitarie rispetto alle bordate che arrivano da ogni parte. Non è accettabile che l'Italia sia fuori per due edizioni consecutive dal Mondiale, ma la realtà è questa e bisogna prenderne atto.
Eppure Mancini che barcolla, ma per adesso non molla, incassa la fiducia del suo branco. I giocatori gli hanno recapitato direttamente l'invito a guidare ancora la Nazionale. Il Mancio pensa e sfoglia la sua personale margherita. Il ct ha le proprie responsabilità, da settembre ad oggi ne ha indovinate poche, ma da uomo esperto di calcio sa anche che i mali partono da lontano. Per questo ci penserà a lungo.
Ieri Mancini ha deciso di ridurre l'organico.
Dopo la partenza di Verratti in mattinata, hanno lasciato Coverciano gli indisponibili Berardi e Gianluca Mancini, che avevano accusato problemi contro la Macedonia del Nord, e con loro se ne sono andati Jorginho, Immobile e Insigne, nella logica di un'alternanza prevista in vista della gara di martedì in Turchia.
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