La Juve vuol ripartire Conte: "Noi o Napoli"

L'allenatore cambia maschera: "Non gira ma niente alibi. Mercato? Si poteva fare meglio non c'erano tanti soldi"

L'allenatore della Juventus, Antonio Conte
L'allenatore della Juventus, Antonio Conte

Torino - Cinque punti in quattro turni di campionato: bilancio non da Juventus e non da squadra campione d'Italia. Nelle sette partite disputate a gennaio, la Signora ha inoltre subìto almeno un gol in sei occasioni facendosi rimontare quattro volte. Però è ancora prima in classifica, ha sfiorato l'accesso alla finale di Coppa Italia e deve ancora incrociare i guantoni con il Celtic nell'andata degli ottavi di finale di Champions: tanto basta per non fasciarsi la testa e per trasmettere messaggi di serenità. Lo ha fatto ieri Antonio Conte che, nonostante la squalifica e nonostante quest'anno la Juve abbia fatto saltare più volte la conferenza stampa della vigilia, si è presentato a Vinovo indossando una maschera diversa da quella solita.

Vero che è periodo di Carnevale e ognuno si veste come vuole, vero anche che dopo le sceneggiate post Genoa e post Lazio, ieri l'Antonio Furioso ha indossato i panni dell'agnellino: è chiaro che, al di là delle parole, giocatori e società avevano bisogno di ritrovare una linea equilibrata. Conte ha annusato l'aria e si è comportato di conseguenza: niente alibi e nessuna tensione con la classe arbitrale da riproporre («è un mio diritto contestare, ma rispetto i regolamenti e quindi non ho fatto ricorso contro la squalifica»), ma solo la volontà di far ripartire i suoi. Verona non è il campo più facile, contro un Chievo che nell'era Corini non ha mai perso in casa (poker di vittorie e altrettanti pareggi), due pari e un ko negli ultimi tre precedenti, ma da qui bisogna ripartire. E bisogna farlo con una squadra che, tra infortuni (Chiellini e Marchisio), assenze (Asamoah in Coppa d'Africa) e squalifiche (Bonucci e Vucinic), sarà non poco rimaneggiata. «Ai miei giocatori non darò mai gli alibi per giustificare una sconfitta. Dobbiamo accettare con serenità tutte le situazioni ed essere più forti, nonché consapevoli che ci sono momenti favorevoli e altri meno. Viviamo un periodo in cui non gira benissimo, ma non mi piace parlare di sfortuna né associare i risultati alle prestazioni. Giochiamo spesso senza 5 o 6 titolari, però siamo attrezzati per fare bene lo stesso. E non è vero che nella sosta natalizia abbiamo esagerato con i carichi: abbiamo lavorato in maniera tosta, come è nostro solito».

La Juve ritorni a essere la Juve e basta, insomma. Senza sognare né dare nulla per scontato: «Il mercato? Abbiamo fatto quello che si poteva. Ho detto subito che non esistevano grandi risorse economiche: si poteva fare meglio, ma anche peggio. Balotelli al Milan? I rossoneri avevano messo soldi in cassa, noi non abbiamo trovato il giocatore giusto per impegnare tutti quei soldi: Aguero, Suarez, Cavani, Jovetic e Tevez non si muovono, e Drogba costava tantissimo. Io ho grande fiducia nel mio gruppo e basta, anche se parlare di triplete era da pazzi. Cerchiamo di rivincere in Italia, il che sarà già molto ma molto difficile. Il Napoli è la nostra antagonista diretta per la vittoria: ha agito forte sul mercato estivo e invernale, ma anche Inter e Milan si sono comportati bene».
La Juve, almeno secondo i suoi (insoddisfatti) tifosi, molto meno: «Anelka si è presentato in condizioni fisiche discrete - rivela Conte -.

Lo stiamo sottoponendo a una full immersion per inserirlo al meglio. Perché lo abbiamo preso? Avevamo bisogno di ampliare la rosa degli attaccanti, aumentandone la qualità: ha i numeri per darci una mano». Oggi, comunque, panchina sicura.

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