Davide Pisoni, nostro inviato a Milanello
È un nuovo inizio, ma sembra di vivere un déjà vu. C'è un filo che si perde nel tempo e lega idealmente l'estate del 1986 a questa torrida del 2017. Trentuno anni dopo il Milan è di nuovo all'anno zero. Sogni e paure sono le stesse. La passione è la stessa. Perché il Milan è una fede. Allora, un venerdì di metà luglio, l'abbraccio dei diecimila per gli effetti speciali degli elicotteri all'Arena, la famigerata Cavalcata delle Valchirie. Oggi sono i sessantacinquemila in pieno agosto a San Siro per un preliminare di Europa League. C'è il Craiova, non il Barcellona, ma con tutto il rispetto per la squadra di Devis Mangia che come all'andata non reciterà la parte della vittima sacrificale, il suo destino è scritto. Berlusconi aveva salvato la società ormai con i libri in tribunale a stagione in corso; i cinesi l'hanno presa con un closing infinito chiuso alla vigilia dell'ultimo derby di Pasqua. Anche allora i detrattori parlavano di fallimento, oggi si dice default perché «inglesizzare» è una moda anche dove l'italiano renderebbe decisamente l'idea. Nel primo mercato berlusconiano i rossoneri strapparono Roberto Donadoni alla Juventus coprendo di miliardi l'Atalanta, oggi la coppia Fassone-Mirabelli ha stupito tutti andando a prendersi nel salotto della Signora Leonardo Bonucci. Due colpi per due mercati sconvolgenti.
Berlusconi decise di continuare con Nils Liedholm, i cinesi con Vincenzo Montella. E adesso l'allenatore rossonero dovrà gestire questa onda travolgente di entusiasmo, dovrà saperla cavalcare insieme alla squadra altrimenti il rischio è di finire travolti. «Sono curioso di vedere San Siro pieno. È una grande emozione ma anche una grande responsabilità», dice Montella consapevole che le attese potrebbero mettere pressione sulla squadra. A partire da quel Gigio Donnarumma che torna a San Siro dopo un'estate travagliata per il tormentone del rinnovo con annessi insulti dei tifosi, poi trasformati in applausi dopo la parata decisiva all'andata. L'allenatore chiama i 65mila per il portiere: «Ha bisogno di affetto. Mi aspetto una bella accoglienza, è un ragazzo che ha dimostrato amore per il Milan. Ha avuto tante sollecitazioni, la sua estate lo ha aiutato a crescere». Maturità a parte.
Montella ha avuto un ruolo nel rinnovo del portiere e nell'arrivo di Bonucci, ma adesso deve assemblare la squadra. Oggi presenterà a San Siro cinque giocatori nuovi tra i titolari, considerato che Biglia e Bonucci non sono disponibili per motivi burocratici. Una rivoluzione da gestire, uno spogliatoio che deve ritrovare gli equilibri. In più la società «mi ha chiesto di scegliere il capitano tra i nuovi arrivati». Non è un punto di rottura con il passato perché Montella spiega che «per me non ci sarà un solo capitano. Prima c'era una sorta di imposizione della società. Sto facendo le ultime valutazioni, ma nel caso in cui in campo non ci sia l'uomo giusto varranno le vecchie gerarchie. Nello spogliatoio comunque c'è una commissione di giocatori che rappresentano il pensiero di tutto il gruppo». Nel consiglio ristretto, stile Nereo Rocco e Carlo Ancelotti, varato da Montella c'è Zapata per stessa ammissione dell'allenatore, ed essendo un mix tra vecchi e nuovi, italiani e stranieri, i papabili sono Bonucci, Biglia, Montolivo e Abate.
Di certo non ne faranno parte Bacca, Sosa e Paletta fuori dal progetto.
In futuro potrebbe magari farne parte Andrè Silva di cui Montella dice: «Forte e molto tecnico, mi ricorda qualcuno che ha fatto la storia del Milan ma non lo voglio dire...». Il pensiero corre a Van Basten. A trent'anni fa. Oggi come allora è un nuovo inizio. Un pieno di passione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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