Sanremo, Pogacar gioca per l'ottovolante

Il "cannibale" sloveno ha già vinto sette corse, Van Aert vuole fare il bis

Sanremo, Pogacar gioca per l'ottovolante

Ha vinto la classica d'autunno, ma non si è fatto mancare nulla, nemmeno in questo scampolo di fine inverno e non ne ha fatto mistero con nessuno: la classica di primavera è una priorità.

Tadej Pogacar è l'uomo da battere, anche oggi nella 113ª edizione della Milano-Sanremo, dopo un inizio di stagione sfavillante, con sette corse già in carniere. Vuole la Sanremo, la prima classica Monumento di stagione, lui che di Monumenti in carriera, nonostante i suoi 23 anni, ne vanta già due: Liegi e Lombardia. «È una corsa bellissima, perché imprevedibile e adrenalinica dice il ragazzo della Uae Emirates -. So che non sarà facile, perché la corsa è esigente, perché sono in tanti che la possono vincere, ma ci sono anch'io».

Disarmante per quanto è forte in bicicletta, ma anche giù di sella non è da meno: non si nasconde mai dietro a frasi fatte o a quei riti dal sapore scaramantico che accompagnano le vigilie di molti suoi colleghi. Lui sembra essere sempre in un parco giochi, desideroso di provare tutto quello che c'è: dalle montagne russe agli autoscontri. «Faccio il mestiere più bello del mondo: non potrei pretendere di più», dice.

Proveranno a frenarlo, a rallentarlo o a contenerlo, questo prodigio del ciclismo mondiale. Ci proverà chi ha la fortuna di prendere il via, perché in questi giorni il Covid o la bronchite ha messo fuori gioco molti pretendenti al successo finale. Mancherà l'ultimo vincitore, il belga della Trek Segafredo Jasper Stuyven, così come l'australiano Caleb Ewan e il campione del mondo in carica Julian Alaphilippe. Forfait anche per il nostro Sonny Colbrelli, vincitore dell'ultima Roubaix. Però ci sarà lui, Wout Van Aert, vincitore della Classica dei fiori nell'edizione ferragostana del 2020. «Sto bene, sono molto sereno e conosco la corsa: penso di poter fare bene».

Sarà come sempre una corsa aperta: è il bello della Sanremo. Solo che quest'anno c'è la variabile Pogacar. E per lo sloveno la variabile Van Aert. Vorrà fare la corsa o il bimbo sloveno lascerà il peso agli altri? «Il fatto che manchino tanti big non ci facilita neanche un po'...», dice Alessandro Covi, uno dei giovani più interessanti del nostro vivaio, spalla dello sloveno alla UAE Emirates.

I due, però, dovranno fare attenzione a qualche imbucato, a cominciare da Aleksander Kristoff, che la Classicissima la fece sua nel 2014, anno di grazia di Vincenzo Nibali, primo al Tour. A proposito: e gli italiani? Abbiamo Filippo Ganna ed Elia Viviani che arrivano a Sanremo dopo aver superato anche loro una leggera forma influenzale.

Poi c'è Giacomo Nizzolo, che correrà senza pressioni (come Sagan e Van der Poel), con la mente sgombra e la testa coperta da un casco sul quale è stato riportato il testo del tormentone sanremese de La Rappresentante di Lista Ciao Ciao. «E con le gambe, con il c....». Insomma, Nizzolo e l'Italia si affidano al fattore c: se ci sarà, si canta. Ciao ciao.

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