Sci, la donna è Gigante e l'uomo piccolo Ecco il perché della crisi

Fra i pali larghi svettano Brignone e Bassino I ragazzi non vincono ormai da otto anni

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Val Gardena Guardando all'insù, un po' preoccupati per le previsioni meteo che promettono poco di buono, eccoci pronti per le prime gare della stagione sulle nevi italiane: Val Gardena oggi e domani per gli specialisti della velocità, Alta Badia domenica e lunedì per i gigantisti. Qui si punta ovviamente su Dominik Paris, ieri a suo agio in prova su una pista veloce, buia e piena di dossi. Domme al parterre sorrideva, sembrava un altro rispetto a Beaver Creek, dove non aveva mai trovato buone sensazioni e aveva sciato con prestazioni per lui molto deludenti. Sorrideva anche Innerhofer ieri, al rientro dopo l'infortunio al ginocchio dello scorso marzo, ma oggi e domani per lui ci sarà solo un ruolo da apripista: «Non mi sento ancora pronto, per andare forte bisogna essere cattivi e sicuri, al momento io non sono né l'una né l'altra cosa». Paris è l'unica punta azzurra dunque, ma aspettando il recupero di Fill e i progressi di Buzzi e Casse, l'aria che si respira nella squadra maschile non è la stessa di quella femminile, impegnata nel fine settimana a Val d'Isère per una discesa e la prima combinata della stagione. Gare disertate da Mikaela Shiffrin, scappata a leccarsi le ferite dopo la batosta inattesa di Courchevel, dove ha chiuso al 17° posto. Era da sei giganti che l'americana non scendeva dal podio, da quasi quattro anni che non usciva dalle prime dieci. È bastata una giornata storta per riempirla di dubbi, cosa dovrebbero dire allora i gigantisti azzurri che un podio non lo vedono dal dicembre 2016 e che inseguono una vittoria dal 2011? Poi, si sa, lo sci sa essere sorprendente, negli Stati Uniti ad esempio il gigante lo ha vinto il trentenne Tommy Ford che mai in carriera era salito sul podio, come dire che per tutti ci deve essere una speranza. Il discorso però è più profondo e riguarda un'intera generazione di sciatori italiani, quella dei nati fra il 1990 e 1998. Fra infortuni, problemi tecnici, scelte e gestioni sbagliate è indubbiamente mancato qualcosa. Cosa? La risposta più semplice sarebbe questa: sono nati solo bravi atleti, ma è mancato il fenomeno. Ma chi è, cos'è un fenomeno? È quello che fa subito capire di aver qualcosa in più, quello che quando pista, neve e tracciato offrono l'occasione di fare bene anche a chi parte dietro (tutti cominciano partendo da dietro) la sa cogliere, è quello che impara in fretta dai suoi errori (chi fra gli atleti non ne commette?), è quello che ha nei piedi quel qualcosa in più che lo fa sciare leggero senza apparente fatica.

Ecco, uno così l'Italia non ce l'ha, non almeno nella fascia d'età che garantirebbe un futuro e non soprattutto in gigante.

In slalom c'è Alex Vinatzer, classe 1999 davvero forte (serve solo ancora un po' di pazienza), fra le donne invece abbiamo un gruppo con due fenomeni (Brignone e Goggia) capaci di tirarsi dietro le altre dando l'esempio, alzando sempre l'asticella, creando insomma uno spirito di emulazione che fa crescere tutte. Vogliamo farle allenare con i maschi?

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