Se anche le calciatrici pestano l'arbitro

In Congo sei atlete inseguono il direttore di gara e lo massacrano di botte

Se anche le calciatrici pestano l'arbitro

Il menu à la carte del politicamente corretto (comprensivo di piatti farciti con salse femministe) prevede nella lista delle pietanze anche un polpettone ideologico secondo cui «se nella stanza dei bottoni ci fossero più donne, nel mondo ci sarebbe meno violenza».

Relativamente alla - non meglio precisata - «stanza dei bottoni», non risultano dati ufficiali; ma rispetto al campo di calcio esistono prove certe: il contributo di alcune calciatrici in direzione della filosofia gandhiana del football è pressoché nullo.

Chi a tal proposito nutrisse dubbi, può guardare sul web un video che nonostante la gravità delle immagini non è diventato «oggetto di dibattito», forse perché il caso non è stato rilanciato dal «genio» del momento: Fedez.

La scena dura una manciata di secondi, ma tanto basta per comprendere la brutalità della vicenda. Siamo nella Repubblica Democratica del Congo, stadio «Kibassa Maliba» di Kinshasa, campionato femminile di calcio di serie A: l'arbitro fischia la fine della partita, avviandosi a passo veloce verso lo spogliatoio; lo fa con apprensione, forse perché già immagina che per lui si sta mettendo decisamente male.

Ma cosa può temere un uomo tutto muscoli da quel gruppo di 6 giocatrici della squadra DCMP Bikira de Lumbumbashi che lo sta circondando? Può temere molto.

Infatti, nel giro di qualche istante, le calciatrici appartenenti al presunto (molto presunto) sesso «debole» (e figuriamoci se fosse stato «forte») iniziano a suonare come un tamburo il povero direttore di gara, tramortito a colpi di schiaffi, pugni e calci.

Motivo del pestaggio? I suoi presunti errori arbitrali.

Nel video si sentono fuori campo risate femminili che provengono dagli spalti dove si assiste divertiti alla fuga dell'arbitro inseguito - dopo la prima scarica di botte - dalle scatenate atlete, desiderose evidentemente di dargliene ancora. Sembra la scena di un film comico, invece è una tragedia. In Italia tutto è passato sotto silenzio.

Un sospetto: non sarà mica perché in questa storiaccia la dinamica e status dei personaggi esulano dalla narrazione classica tanto cara al mainstream?

Qui infatti le cattive sono donne di colore che picchiano,

senza ragione, un uomo «reo» solo di fare il proprio lavoro. Ma quando verità semplici e scomode rischiano di sovvertire i vecchi cliché, meglio ignorarle. Puntare sui luoghi comuni è più rassicurante. Non solo nel calcio.

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