Se l'Alfa Romeo boicotta l'italiano Giovinazzi

Se l'Alfa Romeo boicotta l'italiano Giovinazzi

La storia dello sport ci racconta che l'Italia sa fare squadra meglio del resto del mondo. La cronaca della magica estate scorsa lo conferma. In Formula 1 però non succede e per una volta non parliamo della Ferrari che in attesa di ricominciare a progettare una macchina vincente si è costruita una squadra molto unita, almeno fino a quando non ci sarà in palio una vittoria. A non saper giocare di squadra è la Sauber griffata Alfa Romeo che ha distrutto la gara di Giovinazzi come avrebbe fatto un bambino entrato con un pallone in enoteca.

In Messico Antonio si era costruito una gara ambiziosa con una partenza straordinaria (specialità nella quale eccelle) recuperando cinque posizioni in poco più di un chilometro. Era anche saltato davanti al suo compagno di squadra Raikkonen che pure partiva più avanti. Ma invece di proteggerlo, la squadra lo ha richiamato quasi subito ai box per il cambio gomme, rimandandolo in pista in mezzo a un traffico che neppure in Liguria d'estate. Una mossa che ha portato il sempre pacato Giovinazzi a twittare: «Sono il classico ragazzo che cerca sempre il lato positivo delle cose. Oggi è impossibile».

È stato fin troppo educato. Perché se Kimi ha chiuso all'ottavo posto, con la stessa strategia lui avrebbe potuto ottenere almeno quel risultato. A pensare male spesso ci si azzecca e viene il dubbio che Frédéric Vasseur, il team manager della squadra svizzera sponsorizzata dall'Alfa e con motori Ferrari, abbia voluto penalizzare il pilota che lui vorrebbe cacciare a fine stagione.

In difesa di Antonio ha twittato anche Lapo: «Ho grande rispetto per il Team Principal di Alfa Romeo Racing Orlen, ma vedere un team che danneggia il proprio pilota è triste e fa arrabbiare. Sono con Giovinazzi, un talento italiano che merita l'affetto di noi tifosi. Forza!».

Diciamo che a difendere Giovinazzi che è il terzo pilota Ferrari potrebbe, anzi dovrebbe, intervenire il fratello di Lapo che della Ferrari è presidente e dell'Alfa proprietario. Ma questo purtroppo è un altro discorso. L'Italia che anche l'anno prossimo avrà due Gran premi in casa non riesce a difendere l'unico pilota italiano rimasto in Formula 1. E questo è il vero problema.

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