Solito Alonso. Prima sprona il team poi bacchetta la stampa italiana

F1: domani le libere del Gp di Abu Dhabi. Domenica la gara alle 14. “Ci crediamo e in Brasile voglio il titolo. Non è vero che ci sono state tensioni fra me e il team… sono solo invenzioni dei media”

La verità è che Fernando Alonso è un motivatore nato. A fine carriera, anziché ciondolare alla Schumi indeciso fra box e pista, dovrebbe fare come gli ex presidenti d’America: diventare super consulente in materia e vivere di ospitate un po’ qui e un po’ là. Più precisamente, potrebbe reinventarsi come motivatore professionista presso aziende in difficoltà: neo assunti e manager imparerebbero come si fa non mollare mai.

Ad Abu Dhabi, vigilia della terz’ultima gara dell’anno, punti tredici da recuperare su Vettel leader del mondiale, l’Alonso ha detto: «Crediamo ancora nel titolo e lotteremo fino alla fine. Dobbiamo mettere la Red Bull sotto pressione ed essere perfetti nelle ultime tre gare della stagione». Ha detto anche e soprattutto: «Vogliamo vincere il titolo in Brasile quest’anno». Punto.

Senza se e senza ma. Iniezione d’ottimismo allo stato puro nell’attesa di capire se Abu Dhabi sarà come l’Abu Dhabi di due anni fa, e cioè mondiale addio benché la Rossa ci arrivasse con 15 punti di vantaggio proprio sulla Red Bull del tedesco, o sarà un’Abu Dhabi esorcizzata con il Cavallino che proprio nel Golfo va a riprendersi quei punti gettati via stagioni fa. Motivi per sperarci ce ne sono, fra questi l’Alonso motivatore, l’affinamento del nuovo fondo e dell’ala anteriore portati in India, e l’attesa nuova ala posteriore. Domani, durante le prime libere, si comincerà a capire (pole sabato alle 14 Rai2, Gp domenica alle 14 su Rai1, ndr).

Quanto alle voci di prime tensioni e attriti in seno al team dopo le qualifiche storte di Nuova Dheli, l’Alonso motivatore è anche un grande prestidigitatore: per cui, opplà, non è vero niente e naturalmente è tutta colpa di una «bella invenzione della stampa italiana»

ha detto per smentire le frizioni fra lui e il dt Fry. Anche se, precisa, «è un fatto che siamo più lenti della Red Bull».

A fine carriera assolutamente da assumere questo Alonso un po’ motivatore e, opplà, un po’ maghetto.

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