Verde, bianco, Sinner

Solo Federer e Nadal erano riusciti a battere Djokovic in uno Slam, in Davis e alle Finals. Nole ko dopo 33 vittorie di fila all'Australian Open. Domani Jannik in finale con Medvedev

Verde, bianco, Sinner
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Era quattro anni fa, a Monte Carlo. «Lo ricordo benissimo: il mio allenatore chiese a Djokovic un consiglio su cosa fare per migliorare il mio gioco. E lui rispose che dovevo diventare imprevedibile». Buongiorno Italia, è tutto vero.

«Buongiorno a tutti gli italiani»: sono da poco passate le 8 del mattino quando da noi è sorta l'alba di una nuova era del tennis. Jannik Sinner ha appena battuto Novak Djokovic, ha scalato l'Himalaya a mani nude e sotto ha lasciato il vuoto. Non è più ormai lo stesso Jannik di soli tre mesi fa, è un'altra dimensione, è la felicità. «Buongiorno Italia»: come potevamo immaginarlo.

Sì, è vero, c'è ancora una finale da giocare, ma sotto il sole di Melbourne il nostro sport ha celebrato un'altra di quelle giornate che non si cancellano più: lo ha fatto, Jannik, con un'incredibile serenità; lo ha fatto quando il Cannibale, il Numero Uno, il più vincente di tutti i tempi, stava per riprendersi quello che era suo, dopo i primi due set che non sembravano neanche reali, e dopo che il Fenomeno Rosso aveva sprecato un match point nel tie break del terzo set, in una partita che sembrava diventare la solita storia: Djokovic a far la pausa in spogliatoio e tutto come prima. E invece no: è finita con un sorriso, largo, è finita 6-1, 6-2, 6-7, 6-3 (segnatevelo per sempre) nella gioia condivisa con il team e con tutti i noi, «perché ci sono tanti italiani qui e a casa che mi hanno supportato. E ce ne saranno pure due in finale del doppio: Bolelli e Vavassori. È una cosa bellissima: grazie a tutti».

Grazie a te, Jannik, perché mai il club «malati di tennis» poteva pensare che un giorno uno di noi l'avrebbe fatta così grossa. Perché poi, se guardi le statistiche, scopri che solo altri due giocatori nella pazzesca storia del Ventunesimo Secolo erano riusciti a battere Novak in coppa Davis, alle Finals e, appunto, in uno Slam. E quei due si chiamano Roger Federer e Rafa Nadal. Così il club a cui si aggiunge Sinner, e questo è tutto suo, è quello di chi lascia e lascerà un segno indelebile nel tennis. Ed anche gli occhi di Djokovic dimostrano che l'ha capito anche lui, che l'alba della nuova era può aver dato vita a un possibile tramonto. Dopo 10 semifinali e 33 partite agli Australian Open senza sconfitte, dopo aver perso senza aver avuto neanche una palla break a favore, cosa che gli era successa solo un'altra volta contro Roddick, quando però si era ritirato all'inizio del secondo set.

«Alla fine del terzo ho pensato così va il tennis, e in fondo eravamo sempre 2-1 per me. La fortuna è avere il mio team: Cahill è sempre molto rilassato, ci ha aiutato a credere in noi stessi» («Sinner? Allenarlo fa schifo, paga poco e ruba i soldi a carte», risponderà ridendo Darren in un siparietto in sala stampa).

«Lui e Simone sono una combinazione fantastica». Fantastica, come questa mattina d'oro: domani alle 9.30 ci sarà Medvedev, che ha ribaltato Zverev sotto di due set, e sarà altrettanto dura. Ma, comunque vada, sarà un buon giorno.

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