La sviolinata di Garcia. E ADL vede la Champions anche senza Osimhen

Il tecnico ai campioni d'Italia: "Lavoro e umiltà". E il patron alza l'asticella pensando all'Europa

La sviolinata di Garcia. E ADL vede la Champions anche senza Osimhen
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Una reggia per Garcia. La prima da napoletano del tecnico francese è nientemeno che nel museo di Capodimente, l'ex residenza di caccia delle famiglie reali. Strana coincidenza il fatto che il battesimo avvenga nel Salone delle feste, dove tre secoli fa violini e feste erano i veri padroni di casa. La prima sviolinata di Rudy non poteva che essere per i napoletani: «Piazza meravigliosa, mi ha messo i brividi vedere la città imbandierata. Faccio i complimenti a Spalletti, al club e alla squadra, che adesso è mia: hanno vinto uno scudetto incredibile. Il presidente non poteva farmi regalo migliore, stare a Napoli sulla panchina dei campioni è un privilegio».

Spalletti aveva un sogno nel cuore, lo aveva scritto sui muri del centro sportivo. Voleva diventare campione e c'è riuscito. E Garcia? «Lo stemma sul cuore, la N prima di ogni cosa. Arrivando qui ho capito che Luciano ha reso orgogliosa tutta la città e io voglio che la gente continui a manifestare questo sentimento».

Il pericolo di sbandare esiste, così come quello di farsi travolgere dall'appagamento. «Non ho paura di niente, lo scudetto trasmette fiducia, i giocatori dimentichino quello che hanno fatto: chiedo lavoro, ambizione e umiltà. Ho seguito il Napoli quest'anno, attaccano e difendono tutti insieme e questa cosa mi rassicura più di ogni altra. Cosa ho chiesto al presidente? Niente, conosco il mercato e le sue regole. Nessuno è insostituibile, mi basta la certezza che si voglia vincere ancora».

Le regole di mercato dicono che Kim andrà via e che ci sono buone possibilità che Osimhen resti. Con Giuntoli siamo ai titoli di coda, il ds ieri era assente, De Laurentiis sta studiando solo il modo migliore (e più conveniente) per dirsi addio. «Con Osimhen siamo d'accordo per prolungare il contratto per altre due stagioni, resta a meno di offerte irrinunciabili (150 milioni)». Intanto don Aurelio alza la barra: «Garcia è arrivato già una volta in semifinale di Champions, mi accontenterei della finale. Poi sarà quel che sarà». Visione ottimistica del futuro che l'allenatore metabolizza con un sorriso: «Guardate il City, ha il migliore allenatore da sette anni, è la migliore d'Europa, spende più di ogni altro club eppure solo quest'anno ha vinto la prima Champions della storia. Detto questo, ribadisco che sono qui per vincere qualcosa».

In effetti è l'ambizione di Napoli. «Questa sarà la mia esperienza più importante, lo sarebbe per chiunque si accomodasse sulla panchina dei campioni d'Italia. Il modulo? Il 4-3-3 è perfetto per la squadra ma i miei avranno cultura calcistica, capaci di mettere in difficoltà gli avversari con altri schemi.

Il Napoli è forte, però può crescere, vietato adagiarsi e se qualcuno lo fa, so come riportarlo sulla terra. Se i giocatori saranno motivati come me, ci divertiremo ancora, non dovrò fare altro che tenere acceso il fuoco della passione e la voglia di vincere».

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