Roma - È un rigore di Totti, che l'arbitro Maresca concede quando tutti ormai si stavano preparando ai supplementari, a trascinare la Roma dove tutti avevano pronosticato e dove per 96 lunghissimi minuti hanno dubitato che arrivasse: il 1° marzo (con la prefettura che da tempo ha posto il veto ai derby in notturna chiamata a risolvere questo ulteriore rebus di calendario) l'andata della seconda semifinale di Coppa Italia sarà Lazio-Roma, a distanza di quasi 4 anni dalla finale del 2013.
Spalletti, dopo aver dato uno sguardo al calendario di febbraio, ha provato a lasciare fuori qualche pezzo da novanta e ha rilanciato Totti a 55 giorni di distanza dalla sua ultima da titolare. Dentro pure Paredes, dopo le voci di mercato degli ultimi giorni, out il neoacquisto Grenier (ritardo nel transfer internazionale) e Gerson che ha ricominciato a scaldare la panchina. Roma da schiaffi per tutto il primo tempo in cui, dopo una mezza occasione di El Shaarawy in avvio, domina il Cesena: un palo esterno di Kone e due paratone di Alisson su Rodriguez tirano fuori ai 26mila fedelissimi del mercoledì sera sonori fischi all'intervallo.
Dopo essere stato costretto a buttare dentro Dzeko al 21' (noie muscolari per Perotti) il tecnico romanista ridisegna ulteriormente la squadra prima di iniziare la ripresa: dentro Nainggolan per Juan Jesus, difesa a 4 e approccio finalmente più deciso. Dopo tre occasioni mancate dal bosniaco è proprio una combinazione verticale tra i due, al minuto 68, a stappare la partita: assist del «Ninja» e nuovo timbro stagionale di Dzeko.
Pare fatta, ma un pasticcio Alisson-Manolas regala a Garritano la palla dell'1-1 a porta vuota e il fantasma dello Spezia inizia a materializzarsi. Sarà solo un fischio galeotto a tempo scaduto, per un contatto veniale tra Agliardi e Strootman, a scacciare la paura, ma il Cesena non meritava davvero di perdere così.
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