Al Tour è già Ganna day: la crono tra lui e il giallo. Poi tutti contro Pogacar

Sir Wiggins: "Se Filippo è in condizione non c'è partita". Roglic e Thomas sulla strada di Tadej

Al Tour è già Ganna day: la crono tra lui e il giallo. Poi tutti contro Pogacar

Copenaghen è la città delle fiabe, come Parigi è la città dell'amore, in mezzo o, per meglio dire, alla fine c'è un paesino al limite del visibile, che potrebbe essere decisivo per la narrazione di questo Tour condizionato dal Covid e dai tamponi: Rocamadour, vi dice niente questo nome? È un anonimo e sperduto paesino di appena 630 abitanti, incastonato nella regione dell'Occitania. È uno dei borghi più belli di Francia. È il paese dei Sette Santuari. Ed è qui che si concluderà la seconda cronometro del Tour alla vigilia della passerella sui Campi Elisi di Parigi: 40,7 km, con due salitelle negli ultimi 4.

Copenaghen non è solo la città delle fiabe (Hans Christian Andersen, ndr) o della Sirenetta, ma delle biciclette e per una settimana del Tour de France. Oggi la sua personalissima fiaba cerca di scriverla regalandosi un sogno, Filippo Ganna, che insegue la prima maglia gialla. «Se Filippo è in condizione, non c'è partita», ha assicurato nei giorni scorsi Sir Bradley Wiggins, vincitore del Tour 2012, quattro ori olimpici nell'inseguimento, oltre a sei titoli mondiali e un primato dell'ora (2016, 54,526 km, ndr). Signori in carrozza, si parte, anche se molti sono rimasti a casa, a causa di un tampone positivo. In questa vigilia la rappresentanza italiana si è già ridotta di due unità: al via dovevamo essere in 16, invece abbiamo perso sia Matteo Trentin che Samuele Battistella, entrambi positivi al Covid, ma totalmente asintomatici. Per questo si è tornati all'antico: bolle per le squadre, test nei giorni di riposo per i ciclisti e più frequenti per lo staff: chi verrà trovato positivo farà le valige.

Prima settimana molto tosta: il maltempo e soprattutto il vento che soffia dal Mare del Nord, invitano alla battaglia. Attenzione già da domani: è una di quelle giornate in cui si può perdere tutto. 140 chilometri da Roskilde a Nyborg - pericolosissimi. Diciotto degli ultimi 21 km sono sul ponte Great Belt o Storebaelt, che collega l'isola di Copenaghen con quella di Fiona dove c'è l'arrivo di Nyborg. Attraversarlo sarà come scalare il Galibier.

Favorito d'obbligo il bimbo sloveno Tadej Pogacar, che a soli 23 anni insegue uno storico tris. Il connazionale Primoz Roglic, supportato e coadiuvato da Van Aert, Vingegaard e Laporte, cercherà di rovinargli la festa. Ma pensieri bellicosi sportivamente parlando li nutre anche Garaint Thomas, che un Tour l'ha vinto e dispone appunto di gente come Ganna, Pidcock e Van Baarle. Per noi e per la classifica c'è Damiano Caruso, che ha vissuto una vigilia piuttosto tribolata, a causa della sua Bahrain Victorious attenzionata dalla polizia danese, per un'indagine doping partita un anno fa, proprio al Tour, e mai chiarita.

Sulla carta è un gran bel Tour: c'è il Galibier e nel giorno della presa della Bastiglia, l'Alpe d'Huez, a 70 anni dalla prima epica scalata di Fausto Coppi. I Pirenei vogliono dire Peyragudes e, soprattutto, l'arrivo di Hautacam. Per l'ultima tappa il Tour scatterà per la prima volta dal chiuso della Defense a Parigi.

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