Il Trap: "Datemi Balo, lo sistemo io"

A 75 anni riparte dalla Costa d'Avorio, mentre Zaccheroni molla. Per il tecnico, Mario "è un patrimonio che stanno gettando a mare"

Il Trap: "Datemi Balo, lo sistemo io"

In Brasile ci è andato solo via pubblicità, ma lo volevano in panchina. Lui ha detto di no alla Costa d'Avorio per rispetto del collega Lamouchi, ma tra pochi giorni sbarcherà in Africa per prendere il comando degli Elefanti e puntare a Russia 2018. Giovanni Trapattoni, settantacinque anni e non sentirli e soprattutto il carisma per restare in sella in un calcio che ha intrapreso deciso la strada della rottamazione, nonostante le strenue resistenze di una vecchia classe dirigente. Saggezza, autorità e dialogo per entrare senza paura in qualsiasi spogliatoio. Ricetta che gli tornerebbe buona, assicura il Trap, per gestire Balotelli: «Vorrei parlagli io, a Mario... fossi il suo allenatore lo tratterei come ho fatto con Strunz, con Edmundo, con Cassano, ragazzi difficili che modestamente ho messo in riga». Tutto da godere un immaginario sfogo a suon di pugni sbattuti sul tavolo e un intercalare di «Super strunz...» dice a Oggi. Però l'allenatore di Cusano Milanino esce fuori dal coro: «Balotelli è un patrimonio tecnico e umano assolutamente da non depauperare. Lo stanno gettando a mare con troppa facilità, è una cosa senza senso». Con un distinguo perché lui con i campioni veri ha avuto davvero a che fare: «Platini, Tardelli, Scirea, Boniek, Bettega, Causio, Matthaeus». Balotelli? «Potenzialmente è un campione, ma non con la C maiuscola anche se sul suo futuro resto ottimista e fiducioso». Per diventarlo forse servirebbe la cura speciale del Trap per gli indisciplati di lusso avuti alla sua corte: «Parlavo loro come un padre, magari bussavo alla loro camera a mezzanotte, entravo, scusa stai già dormendo? Devo dirti delle cose importanti. Anche con un giocatore della Nazionale irlandese ho avuto grossi problemi: risolti». Con Strunz, entrato anche nella pubblicità brasiliana nell'episodio con il santone, forse non è proprio andata così, ma il tedesco non era un grande giocatore. Lo stesso schema ancora prima della difesa a quattro, lo riproporrà nella sua nuova avventura africana. Facile che si inventerà una versione tutta sua dell'idioma locale, come fatto con l'inglese maccheronico e il tedesco riadattato all'italiano. Comunque si farà capire, lo ha sempre fatto. Nella Costa d'Avorio dovrebbe trovare Drogba perché i grandi giocatori con lui giocano sempre e il giallorosso Gervinho. Per un italiano pronto a tornare in panchina, un altro che in Brasile potrebbe aver chiuso la carriera. Non lo esclude Alberto Zaccheroni che ieri ha salutato il Giappone.

Omaggiato dai tifosi e dai suoi ex giocatori. «Ho trascorso un periodo meraviglioso in questi quattro anni, sono molto triste», ha detto l'ex allenatore anche di Milan, Inter e Juve prima di annunciare: «Il ritiro è un'opzione».

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