Åre Ci aspetta un fine settimana importante. Ad Åre sono in programma le due gare di discesa, uomini domani e donne domenica, che con Paris e Goggia ma non solo potrebbero regalare altre medaglie all'Italia. L'attesa però è soprattutto per due campioni che nelle prossime ore indosseranno per l'ultima volta un pettorale in gara. Non sono due qualsiasi, sono la sciatrice più vincente della storia Lindsey Vonn e Aksel Lund Svindal, atleta che nei libri dei record ha qualche nome davanti al suo, ma che forse come nessuno ha lasciato un segno nel cuore di chi segue e ama lo sci.
Quelli di Lindsey e Aksel sono addii già noti da tempo, l'americana soprattutto non fa mai nulla nell'ombra e anche qui a Åre ha organizzato la sua bella conferenza per spiegare ancora una volta che la decisione di smettere è stata presa solo perché le sue ginocchia non la reggono più. Anche per il norvegese la motivazione è la stessa, «se stessi bene andrei avanti, visto che riesco ancora a essere veloce (ieri 4° tempo in prova, ndr)». Dopo diciotto stagioni di vertice Lindsey, 34 anni, e Aksel, 36, hanno un'età che una trentina di anni fa sarebbe stata improponibile per uno sciatore. Solo per fare qualche esempio, Ingemar Stenmark, fra i più longevi dei suoi tempi, si ritirò alla soglia dei 33 anni, Gustav Thoeni, già marito e padre, a 29, Franz Klammer a 31. Più recentemente, Alberto Tomba ha mollato da vincente a 31 e mezzo, Deborah Compagnoni a 28.
Ma i tempi sono cambiati. Nel superG maschile di mercoledì il francese Johan Clarey è diventato l'atleta più vecchio a salire su un podio mondiale con i suoi 38 anni e 1 mese. La decisione di Vonn e Svindal non è dunque legata all'età, ma all'usura fisica, a cartilagini che non ci sono più, ad articolazioni tenute assieme, è il caso della Vonn, da tutori in metallo indossati sotto la tuta da gara. Perché gli atleti non hanno più voglia di smettere e l'età media si è allungata di 7-8 anni rispetto al passato è facile da spiegare. Uno: lo sci è diventato uno sport che ai migliori permette di guadagnare abbastanza bene (nulla a che vedere con calcio, basket, motori, tennis o golf, per carità, ma ci sono senz'altro professioni e sport che rendono meno). Due: la chirurgia, i metodi di preparazione fisica, di riabilitazione e mantenimento hanno fatto progressi enormi. Un tempo rompersi il legamento crociato del ginocchio significava chiudere la carriera, ora a sei mesi dal crac si torna e si può essere subito competitivi.
Nemmeno le cadute, gli infortuni, le botte prese hanno fatto passare a Lindsey la voglia di rischiare. Domenica l'americana affronterà l'ultima discesa senza quasi aver provato la pista, la caduta in superG l'ha costretta al riposo negli ultimi giorni e chi la conosce bene sa che la tattica è di riservare tutto il suo infinito coraggio per provarci un'ultima volta, o la va o la spacca, sperando di riuscire a stare in piedi, cosa che ultimamente ha del miracoloso, almeno quando vuole andare veloce. Non ce la fa più Lindsey e la mancanza di allenamento fa rischiare il doppio, lo sa bene anche Svindal che ha disertato le tappe di Kitzbühel e Garmisch per concentrare le sue ultime energie su questa discesa. «Non datemi per morta», urla Lindsey a chi la tratta già da ex. «Puntate qualcosa anche su di me» consiglia in tono più sommesso Aksel che tutti, rivali compresi, vorrebbero vedere un'ultima volta sul podio.
«Non è stato solo un grande campione, ma è e sempre sarà un grande uomo» ha detto Dominik Paris, almeno in pista erede designato del velocista più forte degli ultimi dieci anni.Oggi Combinata femminile con Delago n. 10, Brignone n. 13 e Bassino n. 17. Discesa ore 11, slalom ore 16.15. Diretta TV Raisport HD ed Eurosport
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