È un'Italia sprecona. Il pallone di Jorginho ora non è da mondiale

L'oriundo sbaglia un rigore e nemmeno il falso nove funziona. Furia Mancini: "Troppi errori"

È un'Italia sprecona. Il pallone di Jorginho ora non è da mondiale

La notte di Basilea ci consegna il record mondiale di imbattibilità ma abbiamo perso un'occasione verso Qatar 2022, che probabilmente ci giocheremo a Roma il 12 novembre nel match di ritorno. È presto per fare i conti, considerando che la Svizzera è indietro di due gare (le recupererà a ottobre quando la truppa di Mancini si giocherà in casa la Nations League), ma l'Italia esce indenne e pure con tanto rammarico dalla trasferta più pericolosa del girone. Il pari per 0-0 con gli elvetici ha un peso specifico diverso da quello ottenuto a Firenze con la Bulgaria, pur essendo stato simile il canovaccio della gara: azzurri sempre in controllo della gara, anche se la Svizzera non alza il muro come i bulgari, ma tanti sono ancora gli errori sotto porta. E Sommer ha meriti maggiori rispetto al collega Georgiev: ipnotizza sia Berardi lanciato da solo verso la porta, sia Jorginho che per la prima volta nei 90 minuti regolamentari fallisce un tiro dal dischetto con la Nazionale. L'alto portiere elvetico, appassionato di musica e pure buon suonatore di chitarra, si dimostra estremo difensore di livello - all'Europeo aveva parato un rigore persino a Mbappé - evidenziando anche grande reattività (chiedere a Insigne in un'altra grande occasione creata dagli azzurri).

Roberto Mancini aveva ammonito sul fatto di non vivere di ricordi dopo la sbornia europea, ma sul piano del gioco anche in Svizzera si sono visti gli ottimi automatismi della sua truppa. Restiamo però poco cattivi sotto porta e nel finale perdiamo anche un po' di brillantezza contro avversari certamente tignosi e per nulla propensi a difendersi. Di fronte alla sterilità offensiva di queste ultime gare, il ct torna alla vecchia idea - mai accantonata del tutto - del falso nove: in una sorta di derby capitolino, il laziale Immobile (partita non facile per lui senza nessuna vera occasione creata) lascia spazio al romanista Zaniolo, che ritrova l'azzurro dopo un anno. Lui e Insigne si alternano al centro dell'attacco, ma nemmeno questo escamotage tattico serve a sbloocare la gara. Con Mancini particolarmente arrabbiato e più che mai agitato in panchina.

Nella corsa a tappe verso Qatar 2022, il punto di Basilea segna un passo avanti importante. Ma il fatto che l'Italia sia improvvisamente diventata una squadra che segna poco, guardando alle precedenti sfide di qualificazione, deve portare a giuste riflessioni. Ieri non è servito nemmeno rispolverare la coppia ex Sassuolo composta da Berardi, preferito all'inizio al tonico Chiesa di questo periodo, e Locatelli, protagonista principale della sfida con gli elvetici all'Europeo. E nemmeno la mossa Raspadori degli ultimi minuti. Sicuramente positive le prove di Di Lorenzo, che appare sempre più padrone della maglia a destra, e di capitan Chiellini, arrivato a 116 gettoni in azzurro. Anche perchè la difesa, tranne una zuccata pericolosa di Akanji nel primo tempo e un po' di affanno finale, rischia poco o nulla. Lo 0-0, poi, è un risultato che si è visto raramente nei 40 mesi di gestione Mancini: prima di ieri, solo con il Portogallo il 17 novembre 2018 e con la Polonia l'11 ottobre 2020.

«Questo è un momento che la palla non entra, dobbiamo essere più precisi, ci manca la brillantezza giusta, una gara dominata così non si può non vincere due o tre a zero, brucia l'occasione persa come giovedì scorso», così il ct.

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