Vedi Napoli e poi... vivi. Il primo senza Maradona ha stregato anche l'Europa

In campionato senza rivali, bel gioco in Champions. Tanti ragazzi di talento da terre lontane così forti da sconfiggere persino la scaramanzia

Vedi Napoli e poi... vivi. Il primo senza Maradona ha stregato anche l'Europa

Infine è arrivato. Il primo senza Maradona. Il primo di Aurelio De Laurentiis. Il primo, in Italia, di Luciano Spalletti. Il primo di una nuova serie, secondo la sbornia che ha stravolto il popolo dei sognatori. Meritato, va bene, così si mettono in pace le anime irrequiete secondo le quali altrove ci sta cifero, nel senso del diavolo, gli angeli invece vivono osservando il golfo, il Vesuvio e questa meravigliosa squadra che ha incantato e non soltanto la gente italiana.

Sembrava che Napoli non potesse più vivere l'epoca bella di Diego Armando, la cui venerazione ha assunto il profilo di una icona religiosa. Al punto da spodestare un apostolo, san Paolo, nell'insegna dello stadio cittadino, restando in attesa di dedicare al «peluso argentino» una piazza, una strada, un vicolo, la città intera.

Questo Napoli non può essere più nostalgia, nemmeno la scaramanzia guittesca di Pappagone «aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglio, corna, bicorna, capa r'alice e capa d'aglio», difficile comunque allontanarsi e staccarsi da certi riti di popolo, lo scudetto non è un mistero ma prevedo ringraziamenti a san Gennaro e all'ampolla del suo sangue, la pazza folla di Napoli gioca con il sacro e il profano senza un solo attimo di vergogna. Fuori è un carnevale di colori, fuochi, strepiti, cori, fiaccolate, qualunque fantasia passa per l'umana mente non è pari nemmeno alla metà di tutto quello che veramente accade dentro e fuori la città, puoi scrivere un romanzo ma se ti affacci alla finestra scopri la fantascienza, perché se la squadra di pallone è il risultato di studi, disegni, progetti, investimenti, Napoli oggi, e sarà così domani e per settimane e mesi ancora, Napoli, dicevo, è improvvisazione, è imprevedibilità, è dolce melodia però urlata, è l'eterno chiagni e fotti.

Se poi leggi i nomi e i cognomi di chi ha portato a questa pazzia, scopri che trattasi di ragazzi venuti da terre lontane e diverse ma tutti subito innamorati e artisti di quel presepe vivente, dunque georgiani, nigeriani, coreani, polacchi, slovacchi, messicani, macedoni, kosovari, portoghesi, argentini, francesi, camerunensi, uruguagi, norvegesi, algerini, tedeschi, brasiliani, con qualche scugnizzo italiano infiltrato nel corteo.

Non è stato difficile mettere assieme questo caravanserraglio, il merito di Spallettone, come lo hanno battezzato i tifosi durante il periodo critico, per poi esaltarne l'opera, è stato appunto quello di cucire idiomi, abitudini, stili di vita e di gioco, un po' come lui medesimo fa con se stesso, ombroso e pauroso, lui è Pasquale Lojacono, interprete di Questi fantasmi, ideale commedia eduardiana per il tecnico di Certaldo.

Non ci sono ombre, non ci sono spettri, il Napoli è forte, più forte di tutte le altre, oltre i numeri della classifica, anche oltre la sconfitta con il Milan che gli ha tolto il sapore dolcissimo dell'Europa. Sopra tutti c'è il produttore, regista e sceneggiatore, è l'arte sua, De Laurentiis Aurelio, al primo successo forte da presidente, anch'egli contro il mondo di fuori che è cattivo, avido come se lui, nipote dell'immenso Dino, non vivesse in un universo, quello del cinema, là dove la cattiveria e l'avidità (e la violenza, no?) sono merce comune, quasi un certificato di appartenenza. Il Napoli ha comunque vinto il campionato, come nessuno avrebbe mai immaginato, per potenza e prepotenza, dimostrando quantità e qualità, venendo paragonato alle migliori europee, vanto di pochissimi nel nostro condominio periferico.

Quando i fuochi saranno spenti e la stanchezza prenderà la voce e il corpo, incomincerà un'altra storia, quella di sempre per Napoli milionaria, furbastra e romantica, quella nuova del calcio Napoli, chiamato a confermarsi, a passare la nottata, a offrire un'immagine più seria e definita di certe parole e pensieri diventati ormai stucchevoli e anche indisponenti. Sarà forse il tempo dei sacrifici, di qualche rinuncia, fa parte del gioco.

Ogni eventuale pausa, ogni eventuale errore, non sarà perdonato da chi ha aspettato anni per godere infine. E non ha voglia di tornare ad osservare il mondo degli altri. Si può fare. Si deve fare.

Vedi Napoli e poi vivi.

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