Venezia, il basket e tu...Brugnaro sindaco scudetto

Il presidente della rifondazione Reyer con due titoli in tre anni, 4mila tesserati e un vivaio d'oro

Venezia, il basket e tu...Brugnaro sindaco scudetto

Siamo andati a letto col magone per i cavalieri sarmato sassaresi di Pozzecco e con grande invidia per i tifosi della Reyer che hanno festeggiato il loro quarto scudetto fra i campielli. Bevendo fino all'alba e senza troppi turisti intorno.

Il basket ha chiuso la sua stagione con una finale emotivamente, più che tecnicamente, elettrizzante. Ha vinto la squadra più completa, ha perso la più coraggiosa. Venezia, la luna e tu, un bel film che Dino Risi ci regalò nel 1964, una storia che ci ricorda questa corsa scudetto del pirata livornese Walter De Raffaele che fra amori stranieri, grande Bramos, sublime Daye nel nome del padre Darren che fu campione con Pesaro nell'88 e nel '90, stupendo Haynes, bravissimi Watt, la roccia Vidmar, il machetero Cerella, lo Stone della setta dei poeti estinti, ha fatto fare cose importanti ai suoi italiani, dal gattino De Nicolao, alla guardia scelta Mazzola e al tormentato Tonut, classe pura e tanti problemi fisici.

Hanno meritato perché nella burrasca, più ombre che luci nella stagione, si sono protetti dietro la tradizione di una società storica, negli anni della guerra, nella trincea nobile del Sansovino, con Zorzi, il cavalier Ligabue, il naif Carain, mandando un messaggio: lasciate lo sport alla gente che lo ha vissuto.

Il regista di tutto si chiama Federico Casarin, oggi presidente, ieri bel giocatore sul campo. Il vero mastro di chiavi Luigi Brugnaro, oggi sindaco, ma anche il fondatore della nuova Reyer, con 4000 tesserati, semifinalista con la femminile, campione con gli uomini, un grande settore giovanile, bronzo negli under 16 della Stella Azzurra Roma al decimo titolo, oro con le ragazze della under 18.

Loro hanno protetto il Bucintoro nella tempesta di una stagione che sembrava balorda, questi due giganti come paratia stagna per proteggere l'ammiarglio livornese al secondo scudetto in carriera dopo averlo sfiorato come giocatore con Bucci nella velenosa finale del 1989 contro l'ultima Milano dei sogni, quella che Casalaini, con il triplete, ereditò da Peterson e Cappellari. Competenza, calma quando tutti sembravano sfiduciati.

Un capolavoro premiato sul campo dimostrando che le società sportive non dovrebbero mai essere soltanto aziende.

Una lezione per i battuti, così come il secondo posto di Sassari una barca di pirati, con una grande società, diventata corazzata con 22 vittorie consecutive, una coppa europea. Brindiamo a tutte e due. Nei campielli. Dove si sta benissimo. Adesso spazio alle nazionali, prima le donne nell'Europeo, poi gli uomini al mondiale. Sperando che abbiano fortuna.

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