Squalifica record a Puerta: fermo otto anni per doping

Ricci Bitti: «E d’ora in avanti toglieremo i controlli all’Atp»

Silvano Tauceri

Il doping s’abbatte sul grande tennis, il fenomeno sta dilagando. Ieri la federazione internazionale, presieduta dall’italiano Ricci Bitti, ha squalificato per 8 anni l’argentino Mariano Puerta, risultato positivo all’etilefrina (sostanza stimolante) dopo la finale perduta lo scorso giugno al Roland Garros contro lo spagnolo Nadal. È il caso più eclatante dopo quello di Pavel Korda, vincitore dell’open australiano 1998. Puerta dovrà anche restituire i premi vinti a Parigi, 440mila dollari per il singolare e 3.283 per il doppio. Fra breve potrebbe esplodere il caso della giovane bulgara Sesil Karatantcheva per positività agli steroidi riscontrata, nello stesso torneo parigino, dopo la vittoria su Venus Williams.
Che succede nel tennis?
«La federazione mondiale - risponde Francesco Ricci Bitti - sta operando con decisione per stroncare l’uso del doping cui i tennisti ricorrono con preoccupante facilità. Puerta era stato già sospeso per 9 mesi nel 2003; gli è stato concesso il beneficio dell’involontarietà, altrimenti sarebbe scattata la radiazione come previsto dalle norme dell’agenzia mondiale anti-doping».
Qual è il livello di diffusione del doping?
«In ogni torneo si riscontrano almeno 5-6 casi sospetti. Sono stati individuati due filoni, nel tennis maschile quello argentino, in quattro anni oltre a Puerta sono stati puniti Chela, Coria, Rodriguez, Canas, Hodd. In campo femminile torna di moda il sistema ch’era molto diffuso fra le atlete della Germania Est, da un po’ di tempo le tenniste sospettate di uso di sostanze proibite si giustificano dicendo di essere incinte, in tali casi i valori per le analisi vengono alterati.»
Non si hanno notizie di maternità, né si fanno nomi.
«Dobbiamo rispettare la privacy. Anche la Karatancheva ha dichiarato che a giugno era incinta; doveva ancora compiere 16 anni. È un caso molto delicato, sorgono molti sospetti per la sua rapida ascesa.»
In che modo la federazione affronta questo fenomeno che inquina il tennis?
«Devono intervenire anche le federazioni nazionali. Un elogio a quella slovacca che, nel dubbio che le analisi in corso su Beck risultassero positive, l’ha estromesso dalla recente finale della Davis. Dal 1º gennaio faremo direttamente i controlli, con una spesa di due milioni di dollari l’anno.

Finora erano competenza dell’associazione tennisti, situazione che ha evidenziato un conflitto di interessi; in una cinquantina di casi sospetti i giocatori dissero di aver ingerito bevande integrative vendute da uno dei fisioterapisti dell’associazione, nacquero dispute interne e non ci furono provvedimenti».

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