Paese che vai, soap opera che trovi. E così, anche il più commerciale dei prodotti televisivi diventa specchio di una società che sta cambiando e di una religione che cerca di confrontarsi con il mondo laico. Come sta accadendo in Israele, dove la fede ebraica è la protagonista di una seguitissima soap ed è diventata un caso non solo televisivo ma anche e soprattutto culturale e sociale, oltre che religioso. Tanto da destare apprensione e anatemi nel mondo rabbinico.
«Srughim», questo il nome del fenomeno tanto discusso, è un successo assolutamente sui generis, non tanto perché scritto e interpretato da giovani ebrei religiosi, ma perché tratta in modo molto esplicito argomenti assolutamente tabù per famiglie religiose israeliane integraliste: la libera scelta di un compagno come forma di contestazione verso i matrimoni combinati; lattrazione fisica e limposizione religiosa dellautocontrollo; la questione dei rapporti sessuali prima del matrimonio.
Atteggiamento critico e poco «diplomatico» che ha suscitato reazioni molto severe da parte delle autorità religiose ebraiche in Israele. Nei giorni scorsi, un autorevole rabbino, Shlomo Aviner, ha dedicato alla trasmissione una delle sue lezioni, raccomandandosi di spegnere la televisione e dedicarsi alla lettura dei testi morali quando la soap viene trasmessa.
«Srughim» fa riferimento ai nazional-religiosi che si coprono la testa con zuccotti realizzati alluncinetto. Si tratta di giovani cresciuti nei collegi rabbinici ma che, a differenza degli ortodossi, sono aperti allIsraele moderno: fanno il servizio militare, cercano un lavoro, vivono a fianco di laici cercando di difendere la propria identità di osservanti.
Unideale terra di confine culturale, quella rappresentata dai «Srughim», descritta con grande realismo, perché autori e attori appartengono anchessi a questa categoria. Ma anche una terra dalla quale partire per avvicinare mondo laico e mondo religioso, per dare una nuova immagine dei nazional-religiosi in Israele.
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