Dalla stampa estera verdetto senza appello: «Il summit è fallito»

Nessun giornale straniero sposa lo slogan dalemiano «è nata la coalizione della pace»

da Milano

La stampa internazionale boccia con decisione il vertice di Roma. Nelle molte pagine che i giornali di tutto il mondo dedicano alla conferenza internazionale sul Libano dell’altro ieri, per cui tante aspettative hanno riposto il premier Prodi e il ministro D’Alema, fioccano critiche e stroncature. Pur distinguendosi nelle posizioni e nelle interpretazioni del vertice, nessuno tra i giornalisti stranieri e gli inviati sposa lo slogan dalemiano: «È nata la coalizione della pace!».
I più aggressivi nel far notare il fallimento dell’iniziativa sono i tabloid del Regno unito, il Guardian in testa. La storica testata non va tanto per il sottile nel suo titolo d’apertura degli esteri: «Il summit fallisce. La guerra infuria». Nell’articolo si parla apertamente di «frustrazione» tra i membri delle varie delegazioni giunte in Italia. Il tavolo di trattativa non sarebbe riuscito in nessuna maniera a creare una mediazione accettabile tra le posizioni inglesi e americane, contrarie a un cessate il fuoco immediato, e quelle delle Francia e dei Paesi arabi. Nella sostanza un chiaro insuccesso della linea italiana, concordata negli abboccamenti telefonici tra Prodi e il leader libanese Fuad Siinora. Sulla stessa lunghezza d’onda il Times che riassume la situazione in pochi sconsolati caratteri: «Nessun cessate il fuoco per settimane».
Nemmeno la stampa francese concede sconti all’insuccesso politico degli incontri di Roma. Le Figaro se ne occupa direttamente in prima pagina: «Libano-Sud: l’impossibile tregua». A seguire una serie di titoletti esplicativi che rimandano alle pagine interne e che non lasciano alcun dubbio: «Summit di Roma: il fiasco» e «La collera di Kofi Annan». La quarta pagina è dedicata interamente al vertice e non nasconde il disappunto d’oltralpe per l’andamento diplomatico. Figaro, del resto, non è un caso isolato, Libération, pur essendo un giornale tradizionalmente schierato a sinistra non riesce a far finta che il vertice abbia funzionato, il succo di un lungo articolo da Roma è «Libano: la diplomazia preferisce attendere». L’Humanité, altro giornale notoriamente «gauchiste» rincara ulteriormente la dose. Nelle sue corrispondenze romane si parla non solo di insuccesso ma di «ipocrisia che continua».
Le valutazioni non cambiano nemmeno se si decide di spostarsi nelle colonne delle testate iberiche. El Mundo titola laconico sulla «cumbre de Roma que fracasa en su objetivo», il vertice di Roma fallisce il suo obiettivo. Una sintesi che viene battuta solo dalla tedesca Suddeutsche Zeitung, lì è una foto con la bandiera dell’Onu su un cumulo di macerie ad anticipare al lettore il contenuto degli articoli.
Lasciando i quotidiani europei e passando a quelli mediorientali cambia, ovviamente, il punto di vista; e le recriminazioni sul fallimento diventano ancora più forti. Forse proprio tenendo conto di tutte le speranza che avevano suscitato i continui contatti tra la Farnesina e il governo libanese. Così articoli e commenti si accumulano quasi uguali in tutte le edicole del mondo arabo.

Basti per tutti uno dei titoli di al-Quds al-Arab: «Roma fallisce nel lanciare un appello per il cessate il fuoco immediato». Del resto è ovvio che nei Paesi vicini all’area del conflitto non ci si possa accontentare di raccontare delle presunte galanterie di D’Alema verso Condy Rice.

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