Standard & Poor’s non spaventa i mercati

Standard & Poor’s non spaventa i mercati

La raffica di tagli firmati Standard&Poor’s ha mancato il bersaglio. Le Borse europee non solo non hanno accusato il colpo dei downgrade, ma anzi hanno chiuso tutte in rialzo: Milano maglia rosa (+1,40%),Parigi in aumento dello 0,89%, Francoforte dell’1,25%, invariata rispetto alla chiusura precedente Madrid. «Se venerdì scorso S&P ha dato una sberla all’Eurozona, ieri sono stati i mercati a dare una sberla a lei e a tutte le agenzie di rating», commenta un analista.
E gli spread dei Paesi sotto pressione sono comunque migliorati, con il premio di rendimento dei Btp italiani rispetto al Bund tedesco a 485 punti base sul finale degli scambi del mercato ufficiale, grazie anche agli acquisti di titoli di Stato italiani e spagnoli da parte della Bce.
La tenuta può essere spiegata con l’assenza dalla scena borsistica di Wall Street, chiusa per la festività del Martin Luther King Day, sia con il fatto che Moody’s ha «graziato» la Francia, decidendo di confermarne la tripla A dell’eccellenza finaziaria. Almeno per ora. L’agenzia ha infatti precisato che «aggiornerà il mercato nel corso del primo trimestre 2012, rivisitando l’architettura complessiva dei giudizi sui rating sovrani in Europa». Non a caso, a guidare i listini nell’ultima parte della sessione è stata l’asta francese sui titoli a breve termine, anche se i volumi degli scambi non sono stati particolarmente sostenuti.
In ogni caso la Francia ha collocato 1,9 miliardi di euro di titoli di Stato a breve con tassi in calo: il rendimento sui bond a un anno è sceso allo 0,406% dallo 0,454% dello scorso 9 gennaio. Ma il test più attendibile ci sarà giovedì, quando andranno in asta Btan fino a 8 miliardi con scadenza 2014, 2015 e 2016. Nella stessa giornata occhi puntati anche sull’asta spagnola fino a un controvalore di 4,5 miliardi.
La scorsa settimana la Bce ha triplicato gli acquisti di titoli di Stato dell’area euro (molti italiani), portandoli a 3,77 miliardi dagli 1,1 miliardi dei sette giorni precedenti, mentre vi restano parcheggiati quasi 500 miliardi da parte delle banche, quasi l’equivalente delle «aste a rubinetto».
Ma la maggiore cautela mostrata da Moody’s non ha stemperato le polemiche sul modus operandi di S&P, e in generale delle società di rating, a cui pochi sembrano ormai attribuire fiducia. Il più duro è stato il commissario Ue, Olli Rehn: «Le agenzie di rating non sono istituti di ricerca imparziali, ma hanno i loro interessi e svolgono il loro ruolo molto in linea con il capitalismo finanziario Usa».
Non solo: Bruxelles deve fare attenzione all’euro che, guardando soprattutto alla crisi greca, rimane ai livelli più bassi degli ultimi 16 mesi, con il cambio sul dollaro che viaggia a quota 1,26. In attesa che si sblocchi la situazione di Atene - i dettagli del secondo piano di aiuti dovrebbero essere definiti venerdì, quando si incontreranno i rappresentanti della cosiddetta «Trojka» - le tensioni ora riguardano soprattutto il Portogallo, cui S&P ha abbassato di due gradini il giudizio, relegando i suoi titoli nella categoria BB: conseguenza immediata, un fortissimo aumento dei rendimenti dei prodotti di Lisbona sul mercato dei bond. La Borsa portoghese ha concluso la sua seduta in calo di quasi un punto percentuale.


C’è poi il capitolo energetico: il petrolio, per adesso, rimane piuttosto stabile sotto quota 100 dollari al barile, anche se l’Opec conferma le previsioni sulla crescita della domanda per il 2012, avvertendo che la crisi in Europa potrebbe però pesare sui consumi non solo del Vecchio Continente, ma anche dei Paesi emergenti. Nel rapporto mensile dell’ Organizzazione si stima, infatti, per quest’anno, una crescita della domanda dell’1,2% rispetto al 2011, pari a 88,9 milioni di barili al giorno.

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