La stanza di Mario Cervi

Egregio sig. Mario Cervi,
ho letto il suo articolo in risposta al sig. Capello, in cui lei auspica una corsia preferenziale da parte del governo per due provvedimenti: l’abolizione delle Province (su cui mi trova pienamente d’accordo) e l’abolizione delle Regioni a statuto speciale, in particolare Sardegna, Sicilia e Friuli-Venezia Giulia.
Posso dirle francamente che non mi è piaciuta la maniera un po’ qualunquistica e sbrigativa e soprattutto la sconcertante carenza storica con la quale lei vorrebbe liquidare le Regioni a statuto speciale solo per un presunto vantaggio economico e normativo. Le vorrei ricordare, ma lei lo sa molto bene, che le Regioni a statuto speciale sono parte integrante della Costituzione, così come le braccia, la testa e le gambe del corpo umano, e come tali, non solo a mio giudizio, ma anche a detta di molti giuristi, esse possono essere cambiate solo con una costituente a maggioranza assoluta.
Riguardo alla Sardegna, se lei non lo sapesse, e vorrei ricordarlo al nuovo Don Chisciotte, il ministro Brunetta, anch’egli di quel parere, che la Sardegna, il cui titolo di «Popolo» le è riconosciuto assieme al Friuli–Venezia Giulia dallo Stato Italiano, è stata riconosciuta come minoranza linguistica con legge del 1999 in rispetto delle direttive della Ue e non per una concessione del Parlamento.

Inoltre per la sua peculiarità geografica, per la sua lingua, per la sua cultura millenaria, la sua storia di autonomia, non solo dovrebbe avere una autonomia più accentuata, come quella della Catalogna, ma, è questo l’auspicio mio e di molti sardi, di poter finalmente essere indipendente, non più un carrozzone di questa Italia.
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